oh magnanimity
Emily Dickinson écrivait sur le moindre petit papier qui lui tombait sous la main. Quelques lignes pour attraper une inspiration soudaine, ébauches de poèmes plus longs, brouillons de lettres, elle aimait coucher ses notes, poésies ou suggéstions du moment, sur des petits papiers accidentels et éphèmeres. Parfois c’était des enveloppes, la plupart des fois déjà utilisées. Ou des bouts de papier peint, feuilles aux entêtes de magasins, emballages de tablettes de chocolat, listes des courses,…
Emily Dickinson scriveva sul più piccolo pezzo di carta che trovava sotto mano. Qualche linea per afferrare un’improvvisa ispirazione, abbozzi di poesie più lunghe, prime stesure di lettere, amava stendere i suoi appunti, poesie o suggestioni dell’attimo su piccole carte accidentali ed effimere. Alle volte erano buste, la maggior parte delle volte già usate. Oppure dei pezzi di carta da parati, carte intestate di negozi, confezioni di tavolette di cioccolata, liste della spesa,…
glass was the street
society for me my misery
had we know the tone she bore (recto-verso)
eternity may imitate
we walked with each other about each other
the lassitudes of contemplation
Familiari e quotidiani, ma sviati dalla loro
funzione primaria, dal loro scopo originario, questi supporti consumati e
fragili acquistano una personalità diversa. Diventano inscindibili dalla
scrittura che li ricopre, fatta di mille sfumature caratteriali e umorali: parole
svelte o accurate, decise o esitanti, fitte o brevi, folgoranti o morbide,
arabesco là appunto qui, foresta di segni o parola nel vuoto. Frammenti partecipi della poesia
che portano.
A partir de cette aventure extraordinaire et passionnante d’écriture
poètique, l’artiste Jen Bervin a conçu trois livres à tirage limité: The Dickinson
Composite (2010), The Composite Marks of
Fascicle 16 (2010) et The Gorgeous Nothings (avec Marta Werner, 2013), tous publiés par Granary Books (New York).
The Gorgeous Nothings doit son titre au début d’un des manuscripts d’Emily Dickinson connu
sous le nom de A 821: “the gorgeous /nothings/ which /compose /the /sunset
/keep”. Le livre, d’une qualité exquise dans le choix des matierieux, réunit
une cinquantine de facsimiles des poèmes sur enveloppe accompagnés d’un guide.
Celui-ci présente un essai lyrique et une étude visuelle des fragments.
A partire da questa avventura straordinaria e appassionante di scrittura
poetica, l’artista Jen Bervin ha concepito tre libri a tiratura limitata: The
Dickinson Composite (2010), The Composite Marks of Fascicle 16 (2010) e The Gorgeous Nothing (con Marta Werner, 2013), tutti pubblicati da Granary Books (New York).
The Gorgeous Nothings deve il suo titolo all’incipit di uno
dei manoscritti di Emily Dickinson conosciuto col nome di A 821: “the gorgeous
/nothings/ which /compose /the /sunset /keep”. Il libro, di grande qualità nella
scelta dei materiali, riunisce una cinquantina di facsimile delle poesie su
busta accompagnate da una guida. Questa presenta un saggio lirico e uno studio
visivo dei frammenti.
Pour The Dickinson Composite et The Composite Marks of Fascicle 16, le projet est plus articulé. A côté des deux tirages en livre
d’artiste (feuilles en papier ou tissu, détachées, dans un coffret) Jen Bervin
reproduit sur des grands panneaux en tissu la caracteristique ponctuation
utilisée par Emily Dickinson sur les variations de mots. Signes et mots son
brodés au fil de soie rouge sur coton.
Ces signes ont été raramente réproduits dans les nombreuses éditions
de poèmes d’Emily Dickinson. Ils réprésentent une véritable constellation
graphique, qui temoigne de son procédé poètique. Ainsi, le marque + précède la variation d’une parole ou d’une
phrase; la ligne horizontal - marque la fin de la phrase poètique. Des fois la variation est
proche du mot existant; d’autres fois les variations s’en écartent complétement
et se succèdent en donnant plusieurs suggestions, très différentes. Un exemple: “+world,
+several,
+sun”.
Per The Dickinson Composite e The Composite Morks of Fascicle 16, il progetto è più articolato. Parallelamente ai due libri
d’artista (fogli di carta o tessuto, sciolti, su cofanetto) Jen Bervin
riproduce su grandi pannelli di tessuto la caratteristica punteggiatura
utilizzata da Emily Dickinson per annotare le variazioni di parole. Segni e
parole sono ricamanti in filo di seta rossa su cotone.
Questi segni sono raramente stati riprodotti nelle numerose
edizioni delle poesie di Emily Dickinson. Essi rappresentano una vera e propria
costellazione grafica, testimone del suo procedimento poetico. Così il segno + precede
la variante di una parola o di un’intera frase; la linea orizzontale – segna la
fine della frase poetica. Alle volte le variazioni sono vicine alla parola
esistente; altre se ne allontanano completamente e si susseguono dando più suggestioni, molto diverse tra loro. Un esempio: “+world, +several, +sun”.
Entre 1858 et 1864 Emily Dickinson reunit ses poèmes dans des petits dossiers, contenant chacun 11 à 20 poèmes. En 1981
l’Université d’Harvard publia des facsimiles des manuscrits de l‘écrivaine,
dont une quarantaine de ces fascicules. Ensuite, ils seront dispersés. Une
partie acheté par les collectionneurs, d’autres disparues, la plupart des
collections se trouve aujourd’hui dans les archives de différentes bibliothèque
universitaries americaines. Une des plus riches et sans doute la plus
intéressante est celle du Amherst College (dont les images du post sont tirées). Toutes les collections sont
consultables en ligne sur le site du EDA, pour les passionnés des vieux papiers.
Tra il 1858 e il 1864 Emily Dickinson riunì le sue poesie in
piccole cartelle, ciascuna contenente da 11 a 20 poesie. Nel 1981 l’Università
di Harvard pubblicò i facsimile dei manoscritti , tra i quali una quarantina di
questi fascicoli. Saranno in seguito dispersi. Una parte dei manoscritti acquistata
da collezionisti, altre scomparse, la maggior parte di quelle raccolte si trova
oggi negli archivi di diverse biblioteche universitarie americane. Una delle
più ricche e senz’altro la più interessante è quella dell’Amherst College (dalla quale provengono le immagini di questo post). Tutte le collezioni sono consultabili in linea sul sito dell’EDA, per gli
appassionati delle vecchie carte.