giovedì 16 aprile 2020

Ode à l'oubli


Louise Bourgois realizza il libro d’artista Ode à l’oubli come estrema riflessione sull’importanza che i tessuti e le trame hanno avuto nel suo fondarsi come persona e come artista. E’ il 2002 e Louise ha allora 93 anni. 

Dal proprio guardaroba sceglie abiti e tessuti per la casa che risalgono agli anni 20 del Novecento. Li scuce, ritaglia, assembla insieme cucendoli e ricamandoli. Il libro, realizzato inizialmente in un unico esemplare, qualche anno più tardi viene riprodotto dall’artista in 25 pezzi, esposto ed editato dall’editore/gallerista newyorkese Peter Blum



Le pagine sono tovaglioli del suo corredo nuziale, con ancora le iniziali ricamante (LBG), sui quali l’artista ha cucito insieme ritagli di stoffa ricavata dai suoi vecchi abiti di bambina. I collage compongono disegni dalle forme organiche ed astratte, a volte simili a organismi unicellulari, altre a elementi geometrici elementari o forme simboliche (spirali, soli) e naturali, come curve sinuose che ricordano le stratificazioni geologiche.







Il testo è quasi inesistente. Solo due frasi rompono il ritmo delle immagini: "The return of the repressed" e "I had a flashback of something that never existed".
I tessuti frammentati e riconfigurati hanno perduto la loro forma e perciò la loro funzione. L’artista gliene affida un’altra: ricucire il passato, comporre e ricomporre il tracciato che la lega al passato, coi gesti rituali visti da bambina, e suturare quella distanza. 


Racconta l’artista: “Quando ero piccola, tutte le donne di casa maneggiavano aghi. Mi hanno sempre affascinato gli aghi, hanno un potere magico. L’ago serve a ricucire gli strappi. E’ una richiesta di perdono. Non è mai aggressivo, non è uno spillo”.
Nata in una famiglia di restauratori di arazzi, Louise è cresciuta infatti circondata da tessuti, telai, fili, trame e disegni ed ha imparato precocemente a maneggiare quei materiali. La sua storia, la sua formazione e vocazione nascono lì, e saranno reminescenza costante, ostinata e fondante di tutta la sua esistenza.

Ma il processo artistico può trasformare la memoria individuale in collettiva. Il tracciato che Louise Bourgois ricompone in Ode à l’oubli ha una carica simbolica altissima. Si rifà al mito. In questo caso ripercorre le storie di Aracne, di Arianna e di Penelope. Attraverso  la volontà  personalissima e catartica di recupero delle origini, dell'infanzia, rimembranza perenne dell'artista. Per chiudere e oublier

Su ciò che l'infanzia è stata per l'artista, vale la pena di ricordare uno dei suoi scritti, Distruzione del padre-ricomposizione del padre. Qui Louise Bourgois parla così di se stessa: “Mi chiamo Louise Joséphine Bourgois. Sono nata il 25 dicembre 1911 a Parigi. Tutto il mio lavoro dei passati cinquant’anni, tutti i miei soggetti, trovano la loro fonte nella mia infanzia. La mia infanzia non ha mai perduto la sua magia. Non ha mai perduto il suo mistero né il suo dramma”.




Tutte le immagini di questo post sono state tratte dal sito della galleria Blum e dal MoMa, dove tutte le pagine del libro sono pubblicate. Inoltre un allestimento del libro scucito è stato esposto nella galleria e nel museo, rispettivamente nel 2004 e nel 2017. La seconda immagine di questo articolo propone l'allestimento del MoMa.