giovedì 2 aprile 2020

L'arte nera del ritratto

In Europa agli inizi dell’Ottocento, per essere considerati persone colte e raffinate, era necessario conoscere e dilettarsi in arte nera o arte delle ombre o silhouette. Sforbiciata su cartoncini neri o disegnata e dipinta a mano, la figura di profilo era un tipo di ritratto molto apprezzato. Come la lingua francese per la conversazione o il pianoforte per la musica, l’arte nera era per il disegnatore dilettante una competenza essenziale.

Conosciamo pochi ritratti di Jane Austen, uno di questi è una silhouette di profilo in una copia di Mansfield Park, eseguita probabilmente da un familiare (figura in basso) e conservata al National Portrait Gallery di Londra.



Dalla fine del XVIII secolo l’arte nera si diffonde e molti specialisti appaiono, coi loro marchi, soprattutto in Inghilterra, ad offrire silhouette nere di eccellente qualità. A Edimburgo la ditta Houghton & Bruce diventa nota per le sue eleganti silhouette su gesso (qui in basso un esempio). 



Il pittore scozzese John Miers apre a Londra una bottega inizialmente sullo Strand negli ultimi decenni del Settecento e si unisce in seguito al collega John Field per fondare quella che diventerà forse la più nota e ricercata impresa di silhouette dell’epoca, la Miers & Field, in Feet Street. John Field aveva già impreziosito l’arte nera dipingendo i profili neri su avorio. Ora i due pittori uniscono le rispettive competenze per offrire silhouette di gusto più raffinato e ricercato (qui in basso alcuni esempi).







Nell'arte nera diverse donne si specializzano, realizzando ritratti di estrema finezza e sensibilità. Tra queste Isabella Beetham. Anche lei riceve in Fleet Street a Londra, ed esegue profili dipinti ad olio sul retro di vetri concavi apposti su fondi incerati (in basso).



Hinton Gibbs, infine, dipinge a cavallo dei due secoli i suoi profili su vetro, dando all’arte nera nuovi dettagli e definizione (un esempio in basso).


E’ nel XIX secolo che l’arte nera si afferma come ritratto economico e semplice da eseguire. Diventa una moda. Fioriscono le collezioni. C’è chi ritaglia direttamente il profilo sulla carta, come Andersen, per esempio, la cui destrezza con le forbici è nota quasi quanto l’abilità di narratore, spesso usate insieme. 



Profilo di H.C.Andersen e silhouette ritagliata dall'autore incollata su fondo nero

Oppure si usa il metodo delle ombre cinesi: il profilo della persona viene proiettato su un foglio appeso alla parete e qui ripassato a matita o carbone e ridotto poi alla dimensione desiderata tramite il pantografo. Era stato lo scienziato svizzero Johann Caspar Lavater, studioso di fisiognomica, ad inventare nella seconda metà del 1700 una delle macchine per fare silhouette più usate poi in Francia e in Germania nel corso di tutto l'Ottocento (immagine in basso). 




Era diventato in seguito lui stesso un grande collezionista di silhouette e dal 1775 aveva iniziato a pubblicare Frammenti fisionomici, opera in quattro volumi che raggruppava numerosi ritratti di profilo, anche di personaggi famosi, come Goethe (qui sotto la sua silhouette dipinta). 

Di quest'ultimo si conosce la passione, come in tutta la Corte di Weimar, delle silhouette ritagliate o dipinte. Nel 2006 a Venezia un'interessante mostra ha ritracciato la passione dell'epoca attraverso la collezione di Hans Timotheus Kroeber di inizi '900, che raggruppava 70 figure di quest'arte, nata popolare e diventata rapidamente mondana.

Così, vicino a semplici dilettanti, più o meno talentuosi, nel corso dell'Ottocento la moda per l'arte nera non si ferma al solo ritratto e impegna anche pittori molto noti. Philippe Otto Runge tra questi. Egli pubblica raccolte di ritagli, come il bellissimo Scherensnitte, e illustra fiabe e vecchie storie popolari (qui sotto). Nell'eseguire intimi ritratti dei suoi familiari (più in basso) non utilizza le forbici, ma il pennello.






Anche Paul Konewka utilizza l'arte nera illustrando con silhouette nere il Faust e due soggetti shakespeariani (Falstaff e Sogno di una notte di mezza estate).


Paul Konewka, illustrazione per il Fastaff di Shakespeare, 1872

La pratica di fare silhouette era però già abbondantemente praticata nel secolo precedente. La nascita del nome è controversa. Per alcuni fu la marchesa di Pompadour a designarla col nome dell’allora ministro delle finanze di Luigi XV, Mr. de Silhouette. Noto avaro, aveva espresso il desiderio di farsi fare un ritratto e la marchesa per sbeffeggiarlo aveva insinuato che si sarebbe accontentato di un profilo ritagliato su carta, per spendere poco. Ma Mr. de Silhouette era in effetti un appassionato di profili dipinti in a-plat nero ed eseguiva e collezionava lui stesso ritratti di amici e conoscenti con la tecnica delle ombre cinesi.

Ad ogni modo e al di là degli aneddoti, dopo il fulgido periodo ottocentesco, la diffusione della fotografia fa diminuire piano piano la richiesta di ritratti silhouette. L'ombra cinese, le immagini ritagliate, prenderanno tuttavia nuovi percorsi. Dalle sperimentazioni fotografiche a quelle cinematografiche, le silhouette non abbandoneranno completamente la scena. La regista Lotte Reininger recupererà la tradizione ottocentesca tedesca e la trasporrà in evocative immagini in movimento. Le sue animazioni diventeranno un classico del genere.

The Adventures of Prince Achmed (1926) 

Cindarella (1922)






E se sul versante dell'illustrazione (animata o meno) la tradizione della silhouette resiste al passare del tempo, all'avvincendosi di tecniche, mode e interessi diversi, l'arte nera del ritratto pian piano scompare. Non del tutto però, direi... Chi non riconosce immediatamente questo ritratto, così familiare?