Ricerca estetica e fedeltà storica si applicano normalmente al vedere, alle arti visive nello specifico. Ma cosa ne è degli altri sensi, e delle arti invisibili ad essi legate? La musica, per esempio. Come l'occhio rileva le sfumature dei toni, le sovrapposizioni di esperienze, di interventi successivi o gli incidenti del tempo (quella patina che rende così parlanti e palpitanti i manufatti e che il restauro non dovrebbe mai completamente cancellare) così può essere ed è dell'orecchio. Senso etereo e sensibile per eccellenza, effimero e fugace, l'udito è ai nostri giorni esperienza appiattita e banalizzata. Dalla scomparsa di un volume e di un uso civile ed intimo; da una tecnologia che chiama la freddezza purezza...
Ma ci sono ricerche che vanno in senso inverso, profonde o divertite, di gusto archeologico o aneddottico, commoventi o ironiche, che punteggiano tutte di piccole folgoranti "apparizioni" sonore il tempo presente: archivi dove una voce resuscita come per incanto da un oltretomba musicale; esperienze rigorose sul recupero di strumenti d'epoca nel tentativo di catturare l'impalpabile esattezza di una performance passata; desideri di recuperare un ascolto differente e volutamente imperfetto ma più autentico e sensibile. Modi di legare il suono al tempo e sfuggirgli. Però anche incontro, valore della memoria e fascino dell'imperfetto.
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