lunedì 20 maggio 2013

Domino


L'illustrazione contemporanea è molto attratta ed ispirata da motivi decorativi o pattern, nelle sue molteplici applicazioni. Bisogna dire che da sempre gli illustratori sono sensibili alle contaminazioni di generi, e uno dei fenomeni odierni più frequenti è l'utilizzo dell'immagine disegnata su supporti diversi.


Dall'alto in basso: Fall Pattern di Debbie Powell, pattern di Ed Kluz e più in basso di Elli Curtis, questi ultimi realizzati per la St.Jude Fabrics

Nello specifico, l'uso di motivi decorativi nell'arte libraria non è affatto nuovo. E in parte l'uso odierno dei pattern ripropone e somiglia, in chiave moderna, al gusto popolare della decorazione artistica nel quotidiano. In particolare, ai domino.


Due repertori di domino (di tradizione francese il primo, italiana il secondo) tratti dal libro di Marc Kopylov, Papier dominotés, Ed.des Cendres, Parigi, 2012.

Ma cos’è un domino? La maggior parte delle persone conosce il gioco di società, composto da 28 pezzi in tartaruga o avorio. Il domino però è anche il costume da ballo in maschera tipico del Settecento, una cappa con cappuccio, cioè con una falda di tessuto da mettere in testa per coprirla. E questa immagine di lembo che maschera è probabilmente all’origine della parola francese “domino” usata anche per definire la carta decorata utilizzata a protezione dei libri a partire dal XVIII secolo (da Domine -Dio- che ricorda le origini religiose del mantello in questione).

Ai suoi inizi in Francia, ldominoterie era però un’arte popolare più vasta, che raggruppava in realtà tutti i generi di carte decorate: carta per tappezzare oggetti, mobili, muri e libri. Il dominotier era quindi un fabbricante o mercante d’immagini e di carte decorate. Il seguito dopo il click, sotto l'immagine...


Martin Engelbrecht, Una dominotière, incisione dipinta del XVIII secolo, Germania ©Suzanne Nagy


Per statuto, dal 1540 i dominotier possono fabbricare ogni sorta d’immagini: tappezzerie, carte fantasia dai molti usi, carte da gioco e giochi di società. Ma è nel corso del XVIII secolo che la dominoterie conosce un grande impulso, grazie alla sua utilizzazione nel settore librario. Per molto tempo, invece, l’uso delle carte decorative era stato prerogativa della categorie modeste, che le utilizzavano per tappezzare i muri delle case o dei negozi, per rivestire l’interno di oggetti o mobili (cofanetti o cassepanche). In seguito, il suo uso si era diffuso alle classi sociali più agiate. 

Un raro esempio odierno di domino per tapezzeria. Dipinto a pochoir e stampato in nero è stato realizzato verso il 1760. Il fregio è invece del 1790. Maison Granet, Viverol, Francia. © Photo Atelier Antoinette Poisson, Parigi

Tuttavia la concorrenza inglese verso la metà del XVIII secolo aveva messo in crisi i dominotier francesi. Le loro carte decorate continuavano ad essere utilizzate, ma solo per tapezzare le abitazioni modeste, camere della servitù o negozi. La rilegatura diventa allora un possibile sbocco per i dominotier, che cominciano ad utilizzare i domino per rivestire i libri. Ecco come i domino approdano al libro.


Delalain librai, padre e figlio. Parigi, 1782 e 1789, Biblioteca di Grasse (Alpi Marittime)

A quest’epoca, infatti, i libri non erano tutti rilegati in cuoio o non venivano subito rilegati. Sia per delle ragioni economiche che pratiche, i libri possedevano più spesso delle copertine in brossura. Verso la metà del XVIII secolo le carte decorate, con le loro tavolozze attraenti e i loro prezzi bassi, cominciano allora ad essere largamente usate come copertine di libri. I domino sono spesso venduti al pezzo ad una cifra ridicola e diventano ben presto molto ricercati dai rilegatori, che a volte li utilizzano anche per i risguardi dei libri rilegati in cuoio (soprattutto in Italia, la celebre casa Remondini ne è un esempio).

Papier dominoté usato per la sovracoperta e i risguardi, Parigi, 1748. Dal libro di André Jammes, Papiers dominotés, Editions des Cendres, Parigi, 2011

Non bisogna però confondere i domino con gli altri tipi di carte decorate come le carte alla colla, quelle tirate, pettinate, i papier caillouté o la carta marmorizzata, quest’ultima molto conosciuta e la più utilizzata ancora oggi. L’arte effimera dei domino, infatti, derivata e pregna del gusto popolare per le arti decorative, nasce dagli stessi uomini che producevano immagini devozionali, storiche o allegoriche. Per fare un esempio, sono gli stessi artigiani che producevano e diffondevano le popolari incisioni de La Folie des hommes ou Le monde à l'envers o Le juif errant, e che lavoravano spesso per i fabbricanti di stoffe (le indienne).

Autore anonimo, Le vrai portrait du juif errant/tel qu'on l'a vu passer à Avignon, le 22 avril 1784. ©RMN-Grand Palais, Parigi
Repertorio di carte italiane prodotte dal XV al XIX secolo, dalla collezione del Victoria & Albert Museum di Londra. I dorsi spesso riproducono i motivi decorativi tipici dei domino.

Il procedimento di fabbricazione della carta domino è infatti simile a quello della stampa su stoffa all’indiana (dalla quale sembra che derivi): su una placca di legno da frutto molto secco, si incide nel senso longitudinale dell’essenza. L’incisione viene fatta con la sgorbia, scavando ciò che non sarà il motivo decorativo. Questo viene in seguito stampato su fogli di carta in modo ripetitivo. Lo stesso stampo serve per molte centinaia di fogli e diventa eredità che si trasmette di padre in figlio nelle famiglie di dominotier
Matrice di legno per la fabbricazione dei papier domino

Per ravvivare delle forme o dei dettagli con altri colori, si interviene a pennello o pochoir. In ogni caso per ottenere più colori è necessario fare più passaggi, a mano o con altri stampi incisi. Anticamente la stampa era fatta con un tampone riempito di crini di cavallo e colla: sullo stampo inciso e inchiostrato si applicava il foglio di carta leggermente umido; si premeva col tampone e l’immagine era impressa. In seguito un mazzuolo in legno venne introdotto, ma il risultato era meno sicuro poiché al momento dell’impressione il legno poteva spostarsi e danneggiarsi.
I motivi degli inizi (geometrici, più semplici e monocromi) diventarono in seguito sempre più elaborati e appariscenti, con diversi interventi a mano, pochoir o con l’utilizzo di più matrici.


Jean-Pierre Heubach, Lausanne, 1774
Papier domino usato come copertina in brossura, Arras, 1763.
Papier domino usato come copertina in brossura, Arras, 1763.

La moda delle decorazioni orientali fa evolvere anche i disegni dei domino. Si vedono comparire motivi con frutti, rami, fiori e arabeschi. Dal Settecento in poi, l’influenza dell’arte cinese e giapponese, permette di recuperare il gusto per i motivi più geometrici ed astratti delle origini. La Rivoluzione Francese dà un arresto all’utilizzo dei domino. La carta subisce un grande rincaro e i rilegatori preferiscono allora realizzare delle mezze rilegature (dorso in cuoio, copertina in carta alla colla marrone, ocra rossa o blu). Nel'Ottocento la produzione e l'utilizzo dei papier dominoté continua in misura minore in Francia. In alcune città italiane si crea una forte identità nei motivi e nelle utilizzazioni delle carte decorate (la carta di Varese, la fiorentina e il motivo del giglio, Venezia e la carta marmorizzata).

Stamperia Salomoni, Roma, 1806, Biblioteca di Grasse.


Stamperia di H.Remy, Bruxelles, 1822, Biblioteca di Grasse.

Il dominotier come artigiano produttore di carte interamente decorate a mano pian piano scompare. Nuove tecniche e soprattutto nuove tecnologie soppiantano l'antico mestiere. Fanno eccezione le esperienze Arts and Crafts inglesi, e a quel movimento elitario si ricollegano anche altre esperienze artistiche inglesi più tarde. In alcuni gruppi artistici attivi nel primo Novecento, infatti, il gusto e l'utilizzo dei papier dominoté viene alimentato e sviluppato, in una visione più complessa di arte-vita che tocca molteplici aspetti del quotidiano e delle differenti arti applicate (pensiamo al gruppo di Bloomsbury, e a quello dei fratelli Sitwell).



Sopra due giftwrap paper disegnati da William Morris nella seconda metà dell'Ottocento, utilizzati anche per rivestire libri.
Copertina di Clowns' Houses di Edith Sitwell pubblicato nel 1910

Il progetto di Morris e quello delle Arts and Crafts fallisce, non solo perché tecnicamente anacronistico, ma perché la nostalgia lo imbeve e lo paralizza. La contraddizione dell'artigianato su larga scala contiene in se la fine del movimento. Altre esperienze del Novecento si rifanno direttamente a quella delle Arts and Crafts inglesi, prima fra tutte la Wiener Wekstatte e la sua idea di arte totale.


Kolo Moser, motivo decorativo e immagine tratta da Flachen Schunck series, pubblicato a Vienna in Die Quelle nel 1901

Nel settore del libro, il gusto di rivestire i libri con bei motivi è una costante, e rimane anche col declino delle esperienze liberty: nel primo ventennio del Novecento l'editore anglo-francese Nelson concepisce una collana per donne chiamata Bijou, piccoli libri di poesie scelte rilegati in brossura con motivi chiaramente ispirati ai papier dominoté dei due secoli precedenti.



Anche la Peguin, storica casa editrice inglese, pubblica negli anni 40 e 50 del Novecento un'analoga collana di poesie, riconoscibile dalle copertine in brossura decorate.




I procedimenti, però, sono perlopiù cambiati. Non si tratta, nella maggior parte dei casi, di un lavoro artigiano, ma di un'applicazione di motivi decorativi ed ornamentali di quel mestiere a metodi industriali. Rimangono tuttavia attivi alcuni dominotier, soprattutto in Francia ed Inghilterra, che rispondono sempre più ad una richiesta elitaria legata alla bibliofilia. E' il panorama odierno. Ma se da una parte i domino ancora fatti a mano diventano carte preziose, risguardi più che copertine di libri d'artista o di libri rari, dall'altro si ritrovano quegli stessi motivi decorativi, stavolta prodotti su larga scala, nell'editoria scolastica del Dopoguerra, nell'editoria per ragazzi contemporanea e in alcune collane di tascabili. E' curioso notare come nel periodo anni 50 e 60 del Novecento, il gusto della decorazione di copertina ritorni alla sua origine più quotidiana e popolare proprio con i testi scolastici. Alcuni di questi rielaborano immagini vicine a quelle delle carte da tapezzerie degli inizi, come la toile de Jouy. In altri la decorazione predilige disegni più geometrici e semplici. Notiamo come tra gli editori che ripropongono motivi decorativi in copertina, ci sia proprio Delalain: a due secoli di distanza ecco riemergere la stessa tradizione del domino.

Copertina di un libro scolastico delle Edizioni Bourrelier e un testo per la scuola primaria dell'editore Delalain. Entrambi pubblicati a Parigi, datano degli anni 50 del Novecento.

Le effimere per eccellenza sopravvivono oggi nell'uso corrente della stampa di belle carte, dalla vocazione decorativa e illustrativa, e dai molteplici usi, com'era stato agli esordi del domino. Pochi i dominotier rimasti, a perpetrare un mestiere fatto di sapienza artigianale ed arte. Citiamo come esempi tra i pochi rimasti l'Atelier Poulaillon, a Parigi, e l'Atelier di Flavio Aquilina, a Napoli. Dall'altra parte, accanto all'esperienza delle nuove tecnologie, esistono tecniche intermedie, come la linoleografia per esempio, che consentono un'artigianalità svelta per la fabbricazione di carte a mano, senza impegnativi e onerosi supporti. 


In alto, Angie Lewin, pattern. In basso, Blackthorn linoleografia di Beth Knight

I pattern diventano, in ogni caso, palestra per gli illustratori, sbocco di un mestiere che segue stimoli diversi o cerca applicazioni alternative a quelle univoche dell'immagine per il libro. L'interesse è duplice: quello di studiare il motivo ripetitivo di una superficie che diventa copertina o risguardo di un libro, ma anche tappezzeria o pannello decorativo, stoffa per arredamento d'interni o abiti.

Anne Herbauts, Petites métérologies, Casterman, Parigi, 2006
Giulio Gianini, Pinocchio, Edizioni Giulio Gianini & figlio, Firenze, 1982. L'editore è anzitutto un dominotier italiano, padre e omonimo del celebre artista che affiancò Emanuele Luzzati in molte delle sue animazioni.

Tiziana Romanin, L'albero lettore, testo di Didier lévy, Ed.Sarbacane, Parigi, 2003, particolare dei risguardi con un gioco di cache-cache. Tra il motivo del giglio, infatti, si nascondono piccoli elementi diversi, oggetti o animali.

Oppure ci si ispira direttamente a quei motivi per includerli nelle illustrazioni, arricchendole di dettagli piacevoli e decorativi. A volte con l'intento di evocare un determinato periodo storico o fare riferimento ad una particolare atmosfera, altre volte solo approfittando di quel materiale variopinto ed elegante per creare dei collage o delle giustapposizioni variegate e piacevoli all'occhio.


Emanuele Luzzati, Ruzante, acquaforte, acquatinta e colore serigrafico, Archivio della Stamperia Il Bostrico, Albissola Marina (SV), 1988


Emanuele Luzzati, Cenerentola, acquaforte e acquatinta colorata a mano e collage, tiratura di 80 esemplari e alcune prove d'autore, Archivio della Stamperia Il Bostrico di Albissola Marina (SV), 2002

Emanuele Luzzati, A tavola con il re, acquaforte, acquatinta, collage e coloritura a mano, tiratura a 100 esemplari e alcune prove d'autore, Archivio della Stamperia Il Bostrico, Albissola Marina (SV), 1998

Emily Sutton, Clara Button and the Magical Hat Day, testo di Amy de la Haye, V&A Publishing, Londra, 2012. Il libro è stato pubblicato dal Victoria & Albert Museum, che vanta tra le raccolte più importanti di carte di dominotier in Europa, e l'illustratrice fa parte di quel gruppo di artisti inglesi, riuniti nella St.Jude Fabrics, che studia e progetta motivi decorativi per le arti applicate.
Sopra: Tiziana Romanin, Maghirardo si lamenta. Sotto: Orosmondo cerca il fantasma di Adelaide. Incisioni acquerellate, da Amor ingegnoso di Giovanni Simone Mayr, libretto operistico nella versione per ragazzi, Fondazione Donizetti, Bergamo, 2010
Tiziana Romanin, La poupée timide, testo di Sylvie Sarzaud, Editions Eyrolles, Parigi, uscita giugno 2013

Tiziana Romanin, La poupée timide, testo di Sylvie Sarzaud, Editions Eyrolles, Parigi, uscita giugno 2013

Wolf Elbruch,L'Ogresse en pleurs, testo di Valérie Dayre, Milan, Tolosa, 1996


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:
Marc et Christiane Kopylov, Papiers dominotés français ou l'art de revêtir d'éphémères couvertures colorées livres et brochures entre 1750 et 1820, Editions des cendres, Paris,2012, 3 volumi su cofanetto;
André Jammes, Papiers dominotés, Editions des Cendres, Paris, 2010;
Marie-Ange Doizy, De la dominoterie à la marbrure. Histoire des techniques traditionnelles de la décoration du papier, Arts et Métiers du livre, Paris, 1996. Di questo libro esiste anche un'edizione limitata a 200 esemplari con un portfolio contenente una trentina di campioni di carte decorate antiche e moderne;
Jean Hamilton, Playing cards in the Victoria &Arbert Museum, Her Majesty's Stationery Office, London, 1988;

Les papiers décorés, articolo nel Blog de la Bibliophile, des Bilbiophiles, de la Bibliophilie et des Livres Anciens http://bilbiophilie.blogspot.it;
Papiers dominotés français, italien et papier dorés d'Allemagne, Papiers dominotés de la bilbiothèque de la Ville de Grasse (Alpes-Maritimes) Des papiers dominotés du XVIIIe siècle ou Essai de base de données en cours de réalisationarticoli pubblicati nel blog Le Bibliomane moderne http://le-blibliomane.blogspot.it;
Papiers de garde dorés-gaufrés, dominotés et marbrés du XVIIe siècle à la période contemporaine dans la collection de la bilbiothèque des arts décoratifs, articolo in http://www.panamart.fr