A differenza della parola Perturbante o dell'inglese Uncanny, la parola tedesca Unheimlich contiene in sè la spiegazione del sentimento descritto: la parola unheimlich è composta dalla radice heim (casa, dimora) dalla quale si forma l’aggettivo heimlich (familiare, abituale). Un-heimlich rappresenta perciò la sua negazione. L’estraneità, il sentimento del perturbante scaturiscono quindi in questo caso non da qualcosa di sconosciuto, ma da un oggetto o una figura familiari. Altrimenti detto: qualcosa che conosciamo bene appare all’improvviso mutato nella nostra coscienza per qualche ragione rimossa, e ci spaventa. Da qui la differenza con altri soggetti immaginari, come fantasmi, spiriti, révenants, che ci possono fare paura ma non ci perturbano perché non esistono e consentiamo semmai a lasciarsi suggestionare, accettando le regole della finzione.
Il tema degli occhi è ricorrente. Il Sandmann raccontato dalla balia di Nathaniel è un uomo malvagio che arriva la sera per cavare gli occhi ai bambini e darli in pasto alla sua prole dai becchi di rapace notturno, sulla Luna. L’oscuro alchimista Coppelius, che Nathaniel identifica col Sandmann, minaccia il bambino di cavargli gli occhi. Riapparirà molti anni più tardi sotto le spoglie di un venditore di occhiali, e regalerà a Nathaniel un binocolo magico, attraverso il quale il protagonista vedrà e si innamorerà di Olimpia, dagli occhi vuoti. Ecco comparire l'automa, altro tema ricorrente nell'opera hauffmaniana.
Per complicare la questione, Coppelius/Coppola diventa il corrispondente negativo del padre, la sua parte cattiva. Dedito alle arti oscure con il perfido individuo, il genitore amato si rivela nella sua negatività. Insinuando in Nathaniel il duplice sentimento, irrisolvibile e contrastante, di amore/odio, vissuto con travagliato senso di colpa. Ecco quindi comparire l’Umheilich, il perturbante: la figura familiare, amata e rassicurante del padre, si accavalla fino a identificarsi con quella del perfido alchimista, a sua volta identificato in un gioco di sovrapposizioni, con il terribile Sandmann.
L'ossessione per gli occhi e la minaccia dell’accecamento pervade tutto il racconto di Hoffmann e ha il suo corrispettivo nel tema della castrazione per Freud. Si pensi al mito di Edipo, e alla punizione che l’ignaro parricida si autoinfligge.
Dettagli dell'allestimento della mostra londinese
Per chi volesse approfondire, il fondo Hoffmann della biblioteca di Bamberg possiede manoscritti, disegni, illustrazioni e appunti dello scrittore molto interessanti.
Esiste inoltre un ricchissimo portale dedicato all'autore, l'E.T.Hoffmann Portal .
Sulla teoria freudiana del Perturbante, ai suoi rimandi a Der Sandmann di Hoffmann ed altri interessanti echi nell'arte e nel cinema contemporaneo, vi rimando ad un appassionante articolo del sito del Freud Museum.
Autoritratto di Hoffmann
E per finire, un appunto, certo molto personale e forse suggestionato dall'esposizione: come non intercettare un sentimento di perturbante nelle fittissime collezioni d'arte antica che popolano le stanze un tempo abitate da Freud? Minuscole foreste di statuette, busti e teste si drizzano da tavoli, vetrinette e mensole e guardano i visitatori, silenziose e con occhi vuoti. La decontestualizzazione, soprattutto per certe immagini sacre egizie, e la vastità di quell'immobile popolo in miniatura, impregnano di una vaga inquietudine i luoghi.
Il tavolo nello studio di Freud al Freud Museum di Hampstead, Londra