giovedì 23 aprile 2020

A Universe of stories. Starring: the book!


Oggi 23 aprile 2020, in occasione della Giornata Mondiale del Libro e del Copyright, la Bologna Children's Book Fair ha annunciato il programma di eventi virtuali che si svolgeranno nell'ambito della speciale edizione on-line della fiera dal 4 al 7 maggio. 

Come anteprima, da oggi nel web è visibile una mostra digitale di albi illustrati: A UNIVERSE OF STORIES. STARRING: THE BOOK!

I protagonisti sono il libro e la lettura e nella sezione Books that celebrate the books, l'inossidabile Arbre lecteur fa la sua figura. Uscito per i tipi di Sarbacane diversi anni fa, è la mia prima collaborazione con Didier Lévy. Lunga vita all'Albero lettore.


giovedì 16 aprile 2020

Ode à l'oubli


Louise Bourgois realizza il libro d’artista Ode à l’oubli come estrema riflessione sull’importanza che i tessuti e le trame hanno avuto nel suo fondarsi come persona e come artista. E’ il 2002 e Louise ha allora 93 anni. 

Dal proprio guardaroba sceglie abiti e tessuti per la casa che risalgono agli anni 20 del Novecento. Li scuce, ritaglia, assembla insieme cucendoli e ricamandoli. Il libro, realizzato inizialmente in un unico esemplare, qualche anno più tardi viene riprodotto dall’artista in 25 pezzi, esposto ed editato dall’editore/gallerista newyorkese Peter Blum



Le pagine sono tovaglioli del suo corredo nuziale, con ancora le iniziali ricamante (LBG), sui quali l’artista ha cucito insieme ritagli di stoffa ricavata dai suoi vecchi abiti di bambina. I collage compongono disegni dalle forme organiche ed astratte, a volte simili a organismi unicellulari, altre a elementi geometrici elementari o forme simboliche (spirali, soli) e naturali, come curve sinuose che ricordano le stratificazioni geologiche.







Il testo è quasi inesistente. Solo due frasi rompono il ritmo delle immagini: "The return of the repressed" e "I had a flashback of something that never existed".
I tessuti frammentati e riconfigurati hanno perduto la loro forma e perciò la loro funzione. L’artista gliene affida un’altra: ricucire il passato, comporre e ricomporre il tracciato che la lega al passato, coi gesti rituali visti da bambina, e suturare quella distanza. 


Racconta l’artista: “Quando ero piccola, tutte le donne di casa maneggiavano aghi. Mi hanno sempre affascinato gli aghi, hanno un potere magico. L’ago serve a ricucire gli strappi. E’ una richiesta di perdono. Non è mai aggressivo, non è uno spillo”.
Nata in una famiglia di restauratori di arazzi, Louise è cresciuta infatti circondata da tessuti, telai, fili, trame e disegni ed ha imparato precocemente a maneggiare quei materiali. La sua storia, la sua formazione e vocazione nascono lì, e saranno reminescenza costante, ostinata e fondante di tutta la sua esistenza.

Ma il processo artistico può trasformare la memoria individuale in collettiva. Il tracciato che Louise Bourgois ricompone in Ode à l’oubli ha una carica simbolica altissima. Si rifà al mito. In questo caso ripercorre le storie di Aracne, di Arianna e di Penelope. Attraverso  la volontà  personalissima e catartica di recupero delle origini, dell'infanzia, rimembranza perenne dell'artista. Per chiudere e oublier

Su ciò che l'infanzia è stata per l'artista, vale la pena di ricordare uno dei suoi scritti, Distruzione del padre-ricomposizione del padre. Qui Louise Bourgois parla così di se stessa: “Mi chiamo Louise Joséphine Bourgois. Sono nata il 25 dicembre 1911 a Parigi. Tutto il mio lavoro dei passati cinquant’anni, tutti i miei soggetti, trovano la loro fonte nella mia infanzia. La mia infanzia non ha mai perduto la sua magia. Non ha mai perduto il suo mistero né il suo dramma”.




Tutte le immagini di questo post sono state tratte dal sito della galleria Blum e dal MoMa, dove tutte le pagine del libro sono pubblicate. Inoltre un allestimento del libro scucito è stato esposto nella galleria e nel museo, rispettivamente nel 2004 e nel 2017. La seconda immagine di questo articolo propone l'allestimento del MoMa.

giovedì 9 aprile 2020

The Uncanny


Quando scrisse Der Sandmann, E.T.A. Hoffmann non avrebbe mai pensato che un secolo più tardi quel racconto sarebbe stato studiato e preso a riferimento da Feud per la sua teoria sull’Unheimlich (il Perturbante).


Brano manoscritto di Der Sandmann di Hoffmann, conservato alla Staatsbibliothek di Bamberg.

Nel centenario della pubblicazione del saggio freudiano, il Freud Museum di Heampstead ha commissionato a cinque artisti di sviluppare il tema. The Uncanny è un articolato programma di video, performance e installazioni che ha avuto luogo dal 30 ottobre del 2019 al 9 febbraio di quest’anno nella casa-museo londinese. Quella di Elizabeth Dearnleylili Spain, Martha Todd Karolina Urbaniak & Martin Bladh  è stata un'esperienza immersiva totale, ancor più significativa poiché allestita nelle stanze di Anna Freud.


A differenza della parola Perturbante o dell'inglese Uncanny, la parola tedesca Unheimlich contiene in sè la spiegazione del sentimento descritto: la parola unheimlich è composta dalla radice heim (casa, dimora) dalla quale si forma l’aggettivo heimlich (familiare, abituale). Un-heimlich rappresenta perciò la sua negazione. L’estraneità, il sentimento del perturbante scaturiscono quindi in questo caso non da qualcosa di sconosciuto, ma da un oggetto o una figura familiari. Altrimenti detto: qualcosa che conosciamo bene appare all’improvviso mutato nella nostra coscienza per qualche ragione rimossa, e ci spaventa. Da qui la differenza con altri soggetti immaginari, come fantasmi, spiriti, révenants, che ci possono fare paura ma non ci perturbano perché non esistono e consentiamo semmai a lasciarsi suggestionare, accettando le regole della finzione.



Dettagli dell'allestimento di The Uncanny

Nel racconto di Hoffmann la complessità dei temi e l’ambiguità sommersi e intrisi nella storia, non ci permettono, nemmeno alla fine, di definire in modo limpido e lineare la realtà narrata, perciò nemmeno la stessa finzione narrativa. Questo corrisponde all’incedere dell’esaltazione della mente, fino alla follia, del personaggio principale, Nathaniel. E siccome tutto viene riflesso dallo specchio opaco della sua testimonianza, della sua memoria e del suo io ipersensibile, tutto risulta distorto al punto da non poterlo più descrivere con certezza e oggettività. Il valore del racconto, oltre che del fatto, è presa da Freud come prassi lavorativa e nel caso del personaggio di Nathaniel, estremamente rivelatrice.



Nathaniel bambino si nasconde nella stanza del padre e scopre che quest'ultimo e il turpe avvocato Coppelius praticano ricerche alchemiche proibite. Il disegno è dello stesso Hoffmann.

Hoffmann opera già una distorsione attribuendo alla figura dell’omino della sabbia, un carattere opposto a quello della tradizione nordica. Il Sandmann nell’immaginario popolare dei Paesi nordici è infatti un personaggio magico benevolo, che soffia sabbia negli occhi dei bambini per indurli al sonno a fine giornata. 



Il personaggio di Ole Lukøje in 'Fairy tales and stories' di Hans Christian Andersen (1805-75) , Ed. Hans Lien Brækstad (1845-1915) illustrazioni di Hans Tegner (1853-1932)

Anche Andersen nella fiaba Ole Lukøje si era appropriato del tradizionale ometto al quale faceva spruzzare latte anziché sabbia per addormentare dolcemente i bambini. Hoffmann ne fa invece un personaggio inquietante e pauroso, la cui personalità è distorta nella memoria del personaggio Nathaniel in seguito ad un trauma infantile.

Il tema degli occhi è ricorrente. Il Sandmann raccontato dalla balia di Nathaniel è un uomo malvagio che arriva la sera per cavare gli occhi ai bambini e darli in pasto alla sua prole dai becchi di rapace notturno, sulla Luna. L’oscuro alchimista Coppelius, che Nathaniel identifica col Sandmann, minaccia il bambino di cavargli gli occhi. Riapparirà molti anni più tardi sotto le spoglie di un venditore di occhiali, e regalerà a Nathaniel un binocolo magico, attraverso il quale il protagonista vedrà e si innamorerà di Olimpia, dagli occhi vuoti. Ecco comparire l'automa, altro tema ricorrente nell'opera hauffmaniana. 

Per complicare la questione, Coppelius/Coppola diventa il corrispondente negativo del padre, la sua parte cattiva. Dedito alle arti oscure con il perfido individuo, il genitore amato si rivela nella sua negatività. Insinuando in Nathaniel il duplice sentimento, irrisolvibile e contrastante, di amore/odio, vissuto con travagliato senso di colpa. Ecco quindi comparire l’Umheilich, il perturbante: la figura familiare, amata e rassicurante del padre, si accavalla fino a identificarsi con quella del perfido alchimista, a sua volta identificato in un gioco di sovrapposizioni, con il terribile Sandmann

L'ossessione per gli occhi e la minaccia dell’accecamento pervade tutto il racconto di Hoffmann e ha il suo corrispettivo nel tema della castrazione per Freud. Si pensi al mito di Edipo, e alla punizione che l’ignaro parricida si autoinfligge. 


Dettagli dell'allestimento della mostra londinese

Per chi volesse approfondire, il fondo Hoffmann della biblioteca di Bamberg possiede manoscritti, disegni, illustrazioni e appunti dello scrittore molto interessanti.
Esiste inoltre un ricchissimo portale dedicato all'autore, l'E.T.Hoffmann Portal .
Sulla teoria freudiana del Perturbante, ai suoi rimandi a Der Sandmann di Hoffmann ed altri interessanti echi nell'arte e nel cinema contemporaneo, vi rimando ad un appassionante articolo del sito del Freud Museum.


Autoritratto di Hoffmann

E per finire, un appunto, certo molto personale e forse suggestionato dall'esposizione: come non intercettare un sentimento di perturbante nelle fittissime collezioni d'arte antica che popolano le stanze un tempo abitate da Freud? Minuscole foreste di statuette, busti e teste si drizzano da tavoli, vetrinette e mensole e guardano i visitatori, silenziose e con occhi  vuoti. La decontestualizzazione, soprattutto per certe immagini sacre egizie, e la vastità di quell'immobile popolo in miniatura, impregnano di una vaga inquietudine i luoghi.
 Il tavolo nello studio di Freud al Freud Museum di Hampstead, Londra

martedì 7 aprile 2020

Forgotten

Chi tra gli amanti dei vecchi libri, frequentatori di piccole caotiche librerie (scrigni di tesori inauditi per gli appassionati), di rigattieri e bancherelle e mercatini di libri usati, non ha mai trovato tra le pagine del libro appena acquistato una traccia di chi l’ha posseduto prima di lui? Forse il motivo che fa amare così tanto il libro usato è proprio questo: ha passato più mani, assistito alla concentrazione, la risata, la sospensione ed ogni sorta di altre espressioni e stati d'animo di diversi individui ed ha infine raccolto, inavvertitamente, senza intenzionalità e loro malgrado, un frammento del passaggio della loro esistenza.
Una di 13 farfalle essiccate e con interventi di cartoncino colorato trovata in The Hermit of Moss Pond, J.Pitcher, 1806
Michael Popek è il proprietario di una libreria di famiglia di libri d’occasione a Otego, una piccola cittadina dello stato di New York. Appassionato di libri usati, ha iniziato poco a poco a raccogliere tutte le piccole cose dimenticate tra le pagine dei volumi che gli passavano tra le mani: foto, cartoline, ritagli di giornale, biglietti di treni, fiori e piante, lettere, biglietti da visita, fatture, appunti, farfalle, liste della spesa,…  Dal 2007 ha aperto un blog, Forgotten Bookmarksallo scopo di repertoriare e lasciare traccia dei suoi ritrovamenti. Da quel post, una nota manoscritta di Margaret Atwood in una copia in brossura di Blind Assassin, il blog conta 1500 articoli. Altrettanti frammenti di piccoli gesti, istanti di vita che hanno accompagnato la lettura di persone invisibili, fantomatiche. Per gli amanti del cartaceo, un libro pubblicato nel 2011 raccoglie i pezzi più significativi fino ad allora e lo si può acquistare in rete. L'autore ha pubblicato anche un volume di tutte le ricette ritrovate tra le pagine dei vecchi libri.
Fotografia in Lucy Arlin di J.T.trowbridge, Hurst &Co, 1902


Ricevuta di ferramenta in The Fairy Tales di H.C.Andersen, H. Altemus, 1898
Cartolina datata 1907 in The Heart of Oak Books di C.E. Norton, D.C. Heath, 1908


Busta con un penny in Dreamers of the American Dream di S.Holbrook, Doubleday, 1957

Carta da visita con, nel verso, appuntato a matita "October 1890" in Fungus Diseases of Grape and Otehr Plants di F. Lamson-Scribner, Lovett, 1890

Illustrazione ritagliata in Snow-Bound: a Winter Idyl di J.Geenleaf Whittier, Tickner &Fields, 1866

Cartolina pubblicitaria di J&P Coats Thread in Flat Iron for Farthing di J.H.Ewing, Donohue&Co, non datato

Biglietto manoscritto datato 14 settembre 1906 in The Volcano's Deadley Work di G.Mc Alister, W.E. Scull, 1902.
Nel testo si legge: 
Caro cugino,
è difficile saper cosa dire riguardo all'uscire la prossima settimana perché non sono ancora in grado di dire se posso lasciare il mio lavoro. Non penso che potrò venire prima di mercoledì. Tuttavia cercherò e ti farò sapere.



Ricetta in Cooking with the Pennsylvania Dutch di A.Monroe Aurand, pubblicato dall'autore, 1945

Illustrazione ritagliata in The Poetical Works of Henry Wadsworth Longfellow, Houghton Mifflin, 1882

giovedì 2 aprile 2020

L'arte nera del ritratto

In Europa agli inizi dell’Ottocento, per essere considerati persone colte e raffinate, era necessario conoscere e dilettarsi in arte nera o arte delle ombre o silhouette. Sforbiciata su cartoncini neri o disegnata e dipinta a mano, la figura di profilo era un tipo di ritratto molto apprezzato. Come la lingua francese per la conversazione o il pianoforte per la musica, l’arte nera era per il disegnatore dilettante una competenza essenziale.

Conosciamo pochi ritratti di Jane Austen, uno di questi è una silhouette di profilo in una copia di Mansfield Park, eseguita probabilmente da un familiare (figura in basso) e conservata al National Portrait Gallery di Londra.



Dalla fine del XVIII secolo l’arte nera si diffonde e molti specialisti appaiono, coi loro marchi, soprattutto in Inghilterra, ad offrire silhouette nere di eccellente qualità. A Edimburgo la ditta Houghton & Bruce diventa nota per le sue eleganti silhouette su gesso (qui in basso un esempio). 



Il pittore scozzese John Miers apre a Londra una bottega inizialmente sullo Strand negli ultimi decenni del Settecento e si unisce in seguito al collega John Field per fondare quella che diventerà forse la più nota e ricercata impresa di silhouette dell’epoca, la Miers & Field, in Feet Street. John Field aveva già impreziosito l’arte nera dipingendo i profili neri su avorio. Ora i due pittori uniscono le rispettive competenze per offrire silhouette di gusto più raffinato e ricercato (qui in basso alcuni esempi).







Nell'arte nera diverse donne si specializzano, realizzando ritratti di estrema finezza e sensibilità. Tra queste Isabella Beetham. Anche lei riceve in Fleet Street a Londra, ed esegue profili dipinti ad olio sul retro di vetri concavi apposti su fondi incerati (in basso).



Hinton Gibbs, infine, dipinge a cavallo dei due secoli i suoi profili su vetro, dando all’arte nera nuovi dettagli e definizione (un esempio in basso).


E’ nel XIX secolo che l’arte nera si afferma come ritratto economico e semplice da eseguire. Diventa una moda. Fioriscono le collezioni. C’è chi ritaglia direttamente il profilo sulla carta, come Andersen, per esempio, la cui destrezza con le forbici è nota quasi quanto l’abilità di narratore, spesso usate insieme. 



Profilo di H.C.Andersen e silhouette ritagliata dall'autore incollata su fondo nero

Oppure si usa il metodo delle ombre cinesi: il profilo della persona viene proiettato su un foglio appeso alla parete e qui ripassato a matita o carbone e ridotto poi alla dimensione desiderata tramite il pantografo. Era stato lo scienziato svizzero Johann Caspar Lavater, studioso di fisiognomica, ad inventare nella seconda metà del 1700 una delle macchine per fare silhouette più usate poi in Francia e in Germania nel corso di tutto l'Ottocento (immagine in basso). 




Era diventato in seguito lui stesso un grande collezionista di silhouette e dal 1775 aveva iniziato a pubblicare Frammenti fisionomici, opera in quattro volumi che raggruppava numerosi ritratti di profilo, anche di personaggi famosi, come Goethe (qui sotto la sua silhouette dipinta). 

Di quest'ultimo si conosce la passione, come in tutta la Corte di Weimar, delle silhouette ritagliate o dipinte. Nel 2006 a Venezia un'interessante mostra ha ritracciato la passione dell'epoca attraverso la collezione di Hans Timotheus Kroeber di inizi '900, che raggruppava 70 figure di quest'arte, nata popolare e diventata rapidamente mondana.

Così, vicino a semplici dilettanti, più o meno talentuosi, nel corso dell'Ottocento la moda per l'arte nera non si ferma al solo ritratto e impegna anche pittori molto noti. Philippe Otto Runge tra questi. Egli pubblica raccolte di ritagli, come il bellissimo Scherensnitte, e illustra fiabe e vecchie storie popolari (qui sotto). Nell'eseguire intimi ritratti dei suoi familiari (più in basso) non utilizza le forbici, ma il pennello.






Anche Paul Konewka utilizza l'arte nera illustrando con silhouette nere il Faust e due soggetti shakespeariani (Falstaff e Sogno di una notte di mezza estate).


Paul Konewka, illustrazione per il Fastaff di Shakespeare, 1872

La pratica di fare silhouette era però già abbondantemente praticata nel secolo precedente. La nascita del nome è controversa. Per alcuni fu la marchesa di Pompadour a designarla col nome dell’allora ministro delle finanze di Luigi XV, Mr. de Silhouette. Noto avaro, aveva espresso il desiderio di farsi fare un ritratto e la marchesa per sbeffeggiarlo aveva insinuato che si sarebbe accontentato di un profilo ritagliato su carta, per spendere poco. Ma Mr. de Silhouette era in effetti un appassionato di profili dipinti in a-plat nero ed eseguiva e collezionava lui stesso ritratti di amici e conoscenti con la tecnica delle ombre cinesi.

Ad ogni modo e al di là degli aneddoti, dopo il fulgido periodo ottocentesco, la diffusione della fotografia fa diminuire piano piano la richiesta di ritratti silhouette. L'ombra cinese, le immagini ritagliate, prenderanno tuttavia nuovi percorsi. Dalle sperimentazioni fotografiche a quelle cinematografiche, le silhouette non abbandoneranno completamente la scena. La regista Lotte Reininger recupererà la tradizione ottocentesca tedesca e la trasporrà in evocative immagini in movimento. Le sue animazioni diventeranno un classico del genere.

The Adventures of Prince Achmed (1926) 

Cindarella (1922)






E se sul versante dell'illustrazione (animata o meno) la tradizione della silhouette resiste al passare del tempo, all'avvincendosi di tecniche, mode e interessi diversi, l'arte nera del ritratto pian piano scompare. Non del tutto però, direi... Chi non riconosce immediatamente questo ritratto, così familiare?

mercoledì 1 aprile 2020

Primo aprile

Di seguito un piccolo compendio che suggerisce cose interessanti o utili da fare oggi, insieme al Pesce d'Aprile.


Sviluppare una conversazione


Esercitarsi con equilibrismi

Prendere una tazza di tè



Organizzare un piccolo concerto danzante



Prendere un bagno di sole

Mettersi in libertà