giovedì 17 settembre 2020

I libri d'artista di Anselm Kiefer, l'angelo alchimista



Doppia pagina di Ausbrennen des Landkreises Buchen del 1974

Anselm Kiefer è tra gli artisti contemporanei che hanno spesso scelto il medium del libro come mezzo privilegiato d'espressione. Il libro sembra anzi convenire perfettamente e particolarmente ai suoi intenti. Per l'artista, il mezzo del libro è forse quello più in grado di trasmettere il senso del racconto e della Storia come testimonianza collettiva calata nella triplice dimensione temporale di un passato, un presente e un futuro. Fin dal 1969 Kiefer esplora il mondo, proibito e non-dicibile per un artista tedesco, della storia recente: la memoria sommersa della catastrofe nazionalsocialista. 

Il rapporto stretto tra libro e Storia, la dimensione rituale della lettura, l’importanza dell’oggetto-libro come veicolo e testimonianza, sono ben espressi dall’artista nella lectio magistrali pronunciata nel novembre del 2014 durante il conferimento della laurea honoris causa in Filosofia all’Università di Torino. Eccone uno stralcio:

 

«La storia ha sempre fatto parte del mio lavoro artistico. Dietro sollecitazione di Roland Barthes, ho ad esempio letto Jules Michelet, che è diventato uno dei miei scrittori preferiti. Il libro mi accompagna dalla più tenera infanzia. Ha un’importanza capitale, tanto nella mia vita quanto nella mia pratica artistica. Ritengo che rappresenti il 60% della mia opera. D’altra parte, tengo un diario nel quale annoto giorno per giorno bozze d’idee da sviluppare, schizzi, citazioni da poesie, epifanie del quotidiano… progetti, o ancora il piano delle camere d’hotel nei quali soggiorno…
Il libro è per me un rituale, struttura il tempo e fa appello ad altri poteri rispetto a quelli della cultura. Al mattino, prima di iniziare a lavorare, spesso percorro la mia biblioteca. È lunga sessanta metri, e ciò mi permette di camminare come al Vaticano. Spesso trovo il libro di cui ho bisogno, qualche che sia il soggetto. È molto curioso, come si trova ciò che vi si cerca. Sono convinto che abbiamo un accesso ai nostri libri che non passa per l’intelletto, che transita altrove rispetto al cervello.
Quando, lavorando a un quadro, mi capita di non sapere più a che punto sono, o, per dirla altrimenti, quando sono in panne, mi siedo alla macchina per scrivere e scrivo “qualcosa”. Questo “qualcosa”, questa cosa tratta dell’essenza, della monade di Leibniz. Quando sono di fronte alla tela bianca, il che è al tempo stesso stimolante e costernante, allora un vecchio problema filosofico mi ossessiona: perché c’è qualcosa e perché non il nulla?».

 



Sequenza qui sopra: Merkawa, libro del 1996


Kiefer attraversa il rimosso della cultura tedesca, i mostri notturni della civiltà contemporanea che ha generato l’Olocausto e affronta questo viaggio con il compito di fare da guida. L’artista per Kiefer è colui che trascende attraverso il personale e il soggettivo per calarsi completamente nel collettivo e il sociale bene comune. In questo senso l’artista è alchimista e angelo. E cioè colui che opera una trasmutazione della materia dalla terra al cielo, con un dialogo a dire il vero incessante nella sua intera opera, che abbraccia entrambi gli estremi piuttosto che metterli in contrasto giudicante. Ciò avviene poiché l’Arte, secondo Kiefer, per essere veritiera ed efficace deve contenere e accettare contrasti e dicotomie, proprio come la vita. Il processo artistico trae anzi energia e forza da questo perenne dialogo.  

 





Sopra: Märkischer Sand IV del 1977


Con Besetzungen del 1969, Kiefer inizia ad affrontare l'argomento scomodo e disgraziato del recente passato nazionalsocialista, con la convinzione che l’arte abbia il potere e il compito di tenere testa a tutte le tragedie e tutti i drammi della storia dell’umanità. 

 

L’iconografia nazionalsocialista viene deliberatamente omessa. Quello che Kiefer intende rappresentare è lo spaesamento seguito alla rimozione delle radici di un’identità comune vergognosa. Priva di intenzioni salvifiche né di opportunità di redenzione, l'arte registra solo la presa di coscienza, perché non ci sia negazione delle radici (e quindi del passato) benché questo includa il Bene e il Male.


 




Sopra: Ausbrennen des Landkreises Buchen del 1974



L’artista/angelo si fa mediatore, veggente, messaggero, guida ed elemento di congiunzione tra elementi avversi. È il processo artistico in sé stesso che opera il contatto tra opposti poiché è fatto di lavoro intellettuale e lavoro manuale. I libri d’artista di Kiefer, sempre libri unici e senza tiratura, registrano e testimoniano eventi, a volte ripercorrono nella scelta dei materiali il tentativo alchemico fallito di librarsi dal basso all’alto. Ecco allora i bitumi, le terre, le tracce di immagini bruciate o semi-cancellate, i frammenti e le corrosioni, la traccia di quella trasmutazione alchemica dal terreno al celeste che è fallita.



Qui sopra: Ausbrennen des Landkreises Buchen IV del 1974


Il linguaggio di Kiefer è scrittura, densa, malinconica, spesso funerea, sempre con la consapevolezza di essere un testimone, un elemento isolato, solo, al di sopra delle parti. Lo sguardo è intimo ed interiore, privo di limiti e costrizioni. Esso può librarsi e accedere a dimensioni che trascendono la realtà pur fondandosi su di essa. Sono Rilke e Heidegger i suoi riferimenti, soprattutto la tensione verso un “rapporto puro” al di fuori di sé, sia al di fuori delle cose che dalla loro rappresentazione. E la riflessione che l’artista rappresenti “la più alta forza dell’Esserci”.

 

Puramente alchemici sono gli ultimi libri d’artista in lamina di piombo, il cui significato non ha più bisogno di parole ed immagini: forma e materia sono di per se stessi significanti, creano rimandi e connessioni che trasportano ad una dimensione superiore. Il piombo, infatti, è il simbolo della trasmutazione degli elementi, il più basso in ordine di grado, il primo stadio nel procedimento alchemico per ottenere l’oro ed innalzarsi così agli stadi spirituali superiori.



Kiefer stesso parla di “dissimulazione totale” e di “paradossi perfetti” perchè sono libri impossibili da leggere, da sfogliare, troppo pesanti da maneggiare, fatti di una materia opaca e senza parole.

 

Oramai libri-non libri.



Under des Linden del 2013, in piombo elettrolitico, presentato alla mostra Libri tra i libri a Pistoia nel 2017.
Anche l'immagine più in alto è tratta dalla stessa esposizione.


Fonti:

La lectio magistrali di Kiefer si può leggere per intero negli archivi di Artribune del 4 dicembre 2014 nella traduzione di Marco Enrico Giacomelli.

Mi sono stati guide preziose nella stesura del post soprattutto i due saggi illuminanti di Germano Celant e Massimo Cacciari, che accompagnano il catalogo alla bella mostra di Museo Correr a Venezia del 1997. Tutte le immagini dell’articolo sono tratte da quel libro, salvo le due immagini sui libri di piombo più recenti, trovate nel web.

Altro catalogo al quale mi sono riferita è quello della mostra di Parigi dell’ottobre 2015: A. Kiefer, L’alchimie du livre.

Per finire l'articolo della Tate londinese sul progetto Besetzungen (che ha dato l'avvio alla riflessione storica del recente passato tedesco) mi ha chiarito più di un punto sulla genesi dei libri d'artista di Kiefer.