martedì 13 ottobre 2020

Sirene di fiume


Hampstead Heath. Un microcosmo. Salire sulla sua sommità permette di avere uno sguardo lungo ed esterno di Londra, l’immensa ed eterna 
Londinium crogiuolo di umana varietà, di stratificazioni successive, di continuo mutamento. Uno dei miei albi illustrati (La louve et l'anglais, nei dettagli in basso) finisce così: i personaggi principali della storia (uno reale e l’altro fittizio) si rincontrano sulla collina e in questo punto la storia si dissolve, come al cinema, in una panoramica che si allarga sul paesaggio e la città lontana.

Ma se si danno le spalle alla metropoli, se la si lascia là in basso a sfumare, i passi includono un respiro diverso e ci si crederebbe in una bolla che, quasi fuori dal tempo, ne include molti. Ci sono il bosco, ed in mezzo la nobile Kenwood House, misurata e tersa scatola delle meraviglie di Robert Adam. Più in basso, ancora bosco e la ricca borghese Fenton House nella piccola cittadina; il cimitero di St. John e la sua noncuranza romantica; i cimeli di Keats tra le sue dolcissime more. E i pond.



A Hampstead nuotare nei pond ha una lunga tradizione. Esiste persino un’istituzione, la Hampstead Heaths Ladies’ pond, fondata nel 1925 e tutt’ora attiva. Rito di passaggio per molte donne, il nuoto nel laghetto viene definito una pratica di libertà, addirittura una terapia per alcune. Ci si imbatte nelle bagnanti d’estate e d’inverno, mentre si tuffano e nuotano tra anatre, libellule, alghe. Un interessante racconto per immagini della fotografa Ruth Corney, Kenwood Ladies’ Pond, raccoglie vent’anni di atmosfera bucolica e sospesa del laghetto di Hampstead. 



Tutte le immagini subito sopra sono tratte dal lavoro di Ruth Corney


Nuotare in questi luoghi è un’esperienza che va ben oltre la pratica sportiva in generale e la collina sopra Londra in particolare. Oliver Sacks in Tipi acquaticiracconta della sua passione per il nuoto e soprattutto di nuotare nudo nel fiume Cherwell, a Oxford, “tra i fantasmi di Swiburne e Clough” (Arthur e non Brian...). Tra un pullulare di immagini, quindi, oltre che reali anche letterarie e immaginarie.

 

Perché chiunque sia nato in terra verde di fiumi, di stagni, di pozze, riconosce un richiamo irresistibile, un fascino primitivo e panico, mai solitario, nell’immersione in quelle acque -e l'esperienza di nuotare nel fiume o nello stagno non è naturalmente una prerogativa inglese. Ambienti circoscritti, cintati e seminascosti dalla vegetazione, verdi e pullulanti di vita, di immagini riflesse, in chiaroscuro e mutevoli, sono all’opposto della distesa marina, vasta e dall’orizzonte spianato. Nuotare nei fiumi, in stagni e laghetti ha a che fare col fascino dell’Arcadia, col mito e la leggenda di personaggi misteriosi e sfuggenti. Incontri in acque fredde e smeraldine che non sempre possono essere prese per sogni.



Tutte le immagini del post, tranne quelle con dicitura diversa, sono foto, disegni e schizzi miei. In particolare, l'ultima immagine è tratta da Venti pezzi facili, una mostra e una pubblicazione che potete parzialmente sfogliare qui (e richiedere qui).

venerdì 2 ottobre 2020

Di un Museo di Storia Naturale che un giorno nascerà

La vita è ricca di viaggi e avventure impreviste. Spesso si salpa, ma non si sa quando e se la nave arriverà in porto, o come ci arriverà...

L'anno si apriva con la partenza di un ricco progetto nelle scuole alla biblioteca di Corbetta (Mi): Piccolo Museo di Storia Naturale, una serie di laboratori nati dall'appassionata lettura delle coraggiose e entusiasmanti imprese dei primi esploratori naturalisti del XIX secolo. Quegli uomini che hanno fatto non solo la storia delle scienze naturali, ma hanno concepito i primi musei, frutto della convinzione che tanta meraviglia potesse (e dovesse) essere condivisa tra la gente. Non più prerogativa di dotti, studiosi e accademie, le collezioni raccolte da questi pionieri delle moderne scienze, hanno costituito i primi luoghi del sapere concesso a tutti.

Il progetto prevedeva incontri settimanali con le scuole primarie e, costruito alternando momenti di lettura e racconto a momenti di attività manuali, sarebbe sfociato nella costituzione di un vero e proprio Museo di Storia Naturale effimero, museo di un giorno che esponesse le "scoperte" di tutti i partecipanti. 

Ciascun bambino immaginava di partire per un viaggio d'esplorazione, durante il quale scopriva una strana creatura, un animale mai visto né classificato prima. La strana creatura scaturiva dall'immaginazione e dalle mani dei bambini, manipolando e assemblando con l'argilla materiali naturali come bacche, foglie, bastoncini e semi. Lo scopritore dava poi un nome alla propria creatura e ne tracciava un identikit: schizzi, annotazioni sulle caratteristiche fisiche e le abitudini, l'habitat e le curiosità, andavano a costituire uno speciale taccuino che accompagnava il ritrovamento.

Sono state decine e decine gli animali scoperti nei fantastici viaggi che abbiamo compiuto insieme a gennaio e febbraio di quest'anno. Ne avremmo scoperti tanti e tanti altri. Sfortunatamente la nostra stagione di avventure è stata interrotta anzitempo, a causa di un'altra strana creatura, ma invisibile e terribilmente subdola: il virus Covid-19. Questo essere non atteso e tantomeno benvenuto, non ci ha permesso di completare il progetto.

Il nostro Piccolo Museo di Storia Naturale sarebbe stato di sicuro il più straordinario museo di Storia Naturale del mondo. Possiamo consolarci un po' con le immagini che raccolgono e testimoniano i nostri exploit come scienziati in erba e il nostro grande divertimento. Rimane un piccola raccolta di alcuni degli animali scoperti nei nostri viaggi immaginari. E la speranza che prima o poi nasca davvero un museo simile, un museo dell'immaginario e del gioco, completamente surreale e gioioso, di tutti e per tutti.



Per le foto d'inizio post, da sinistra a destra: Mappa del Sud America inserita poi ne Le voyage pittoresque dans les deux Amériques di Alcide d'Orbigny, Tenré éditeur, Paris, 1836; stampa ottocentesca che ritrae il Beagle (Getty images) e un dettaglio dei carnet di Alexandre von Humbold conservati alla Staatsbibliotek di Berlino. Il secondo gruppo di foto ritrae la mia personale raccolta di "bestioline". Tutte le altre foto sono state scattate da me durante i laboratori.