venerdì 31 luglio 2020

Voci

C'è una forma estetica anche nelle voci. Tentiamo di definirle coi parametri della musica. Timbro, altezza, colore... Oppure ci industriamo a trovare aggettivi calzanti, trasponendo in questo senso etereo gli altri sensi, soprattutto quello della vista, come se si potessero descrivere dei suoni con la terminologia della visione.
A sinistra: Tina Modotti che recita in uno scatto di Edward Weston del '24; a destra La voce di Tina, un mio acquerello del 2006.


I suoni ci inducono ad abbandonarci ad immaginari senza confini. Allo stesso modo le voci. Gli scrittori lo sanno bene, lo hanno sempre saputo. Come l'infaticabile ed istrionico Dickens, tanto per fare un esempio, che attraverso le letture itineranti dei suoi romanzi e racconti catturò con passione i suoi lettori e li portò definitivamente dove lui voleva.


Del potere incantatore della voce si sono occupati tanti scrittori. Nel curioso romanzo breve Le voci, Claudio Magris mette in scena un solitario io narrante ossessionato dalle voci registrate, vittima di una fortissima seduzione. Ma il racconto va più in là. Attraverso il breve messaggio preregistrato di una segretaria telefonica il protagonista asserisce di costruire senza filtri o inganni l'identità delle donne che chiama. L'unica identità secondo lui autentica. Ma l'ossessione si definisce e diventa rapidamente inquietante e parla di distanze e paure a colmarle. Le voci è stato (opportunamente) proposto da Rai Radio Techeté con la voce di Lino Capolicchio. E si può ascoltare qui.

C'è anche una memoria, delle voci. Imbattersi nella voce registrata di uno scrittore può essere un'esperienza particolarmente sconvolgente. La voce di Virginia Woolf, per fare un esempio, pare un ectoplasma fluttuante, pastoso.


Se la memoria è la nostra, personale e familiare, rintracciare una voce diventa una vera ricerca. Molto più labile e fragile per noi, più frustrante, cercare di ricordare una voce. Quando ci riusciamo il ricordo è vibrante, immensamente saturo.

Infine, c'è chi ha tentato e tenta da anni di comporre un'enciclopedia della parola, costruendo una catalogazione in divenire, fatta di tracciati mobili che seguono tematiche comuni, affinità istintive, comparazioni o parallelismi tra voci. La materia in questione, ça va sans dire, è un repertorio vastissimo e pressoché infinito. L'esplorazione tentata da l'Encyclopédie de la parole riguarda l'oralità in tutte le sue forme, attraverso registrazioni diverse e disparate e si propone come progetto ragguardevole (1.000 documenti fino ad oggi) e probabilmente megalomane. Ma il fascino è indubbio. Costituito nel 2007 da un collettivo di poeti, attori, artisti plastici, etnografi, musicisti, registi, drammaturghi, coreografi, si propone a lato del progetto web, di produrre tracce sonore, performance, spettacoli, conferenze, concerti e installazioni sotto il motto "Nous sommes tous des experts de la parole". Nulla di più vero. E il potere seduttore della parola è, d'altronde, un fatto, e di biblica memoria.


mercoledì 15 luglio 2020

Before and After

A volte in modo fortuito incontriamo in perfetta successione i prima e i dopo di cose alle quali non stavamo pensando. Quasi a voler focalizzare la nostra attenzione in quel punto.



Come questo gesso preparatorio di Antonio Canova per le Tre Grazie conservato nell'ala Scarpa della Gypsotheca di Possagno; in basso c'è la copia dello stesso Canova delle Tre Grazie al Victoria&Albert Museum di Londra. Le foto sono mie, fatte a distanza di pochi giorni nel luglio del 2019. Con Canova ho intrattenuto uno strano e lugubre rapporto fin dall'infanzia: da bambina la tomba ai Frari a Venezia con il cuore murato mi diede le vertigini e poco più che ventenne discussi la mia tesi all'Accademia di Belle Arti di fronte alla sua mano destra in formalina. Oggi quella mano è stata traslata al Tempio di Possagno, e l'ho ritrovata là, senza aspettarmelo, la scorsa estate.



Altre volte, invece, ci imbattiamo in un seguito al quale non pensavamo più. Ci capita allora di ricomporre, senza preavviso e come un regalo, il "prima" e il "dopo" di vecchi incontri e immutate passioni.
Nell'immagine di sinistra: schizzo per il ritratto di Maria Stuart di François Clouet dalla personale collezione di Caterina de' Medici conservata al Museo Condé di Chantilly (il disegno è di solito conservato alla Bibliothèque Nationale de France di Parigi). A destra il ritratto realizzato ad olio dallo stesso Clouet, conservato al Palazzo di Holyroodhouse a Edimburgo. I disegni preparatori ai ritratti di Clouet della collezione de' Medici sono stati un incontro folgorante vent'anni fa, e anche i definitivi ad olio della collezione del museo del Louvre, al quale però manca il ritratto di Maria. Quest'ultimo l'ho incontrato infine, per caso, la scorsa estate in Scozia.

mercoledì 8 luglio 2020

Istant book



Nel momento più difficile della pandemia, quando l'isolamento si è mostrato come la sola uscita possibile, Fondazione per leggere ha deciso di dimostrare quanto il libro possa essere, anche in certe circostanze, fonte di forza e unione. Da questa riflessione e consapevolezza è nato un istant book, con il contributo di autori ed illustratori (tra i quali  Francesca Chessa e Ilaria Faccioli). C'è anche una pagina mia. Qui trovate le indicazioni per l'acquisto del libro. L'intero ricavato delle vendite andrà alle attività di promozione alla lettura della Fondazione.