lunedì 14 dicembre 2020

Un anno in tasca


Un nuovo pezzo, questa volta a tiratura unica: un cofanetto contenente 12 monotipi acquerellati che interpretano i 12 mesi dell'anno. Impressi su carta Graphia Magnani e accompagnati da un colophon esplicativo. Info qui.

Nouvelle pièce, cette fois en tirage unique: un petit coffret contenant 12 monotypes peints à l'aquarelle qui interprètent les 12 mois de l'année. Imprimés sur Papier Graphie Magnani et accompagnés d'un billet/colophon explicatif. Infos ici.


mercoledì 9 dicembre 2020

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sabato 28 novembre 2020

L'ora del thé

 


Voi come lo prendete il thé? Perché sia una vera pausa di relax e piacere, ecco il cofanetto “L’ora del thé”: un mio puzzle (monotipo dipinto ad acquerello), una stampa-guida in carta di riso e un assaggio di “Solstizio d’inverno”, una miscela di thé Sencha cinese, frutta e spezie de l'Essenza del thé, Milano. In edizione limitata a cinque esemplari.



sabato 21 novembre 2020

Short cuts



Pezzi scelti, schizzi e dettagli. Un nuovo progetto in divenire, lungo e paziente, da guardare crescere lentamente mentre prende forma, così come la intendo. 








lunedì 9 novembre 2020

Piccola botanica tascabile

Piccola botanica tascabile è una nuova autoproduzione con tiratura limitata a 20 esemplari. Realizzata su carta di riso con rilegatura alla giapponese, comprende due volumetti di 10x21cm. di venti pagine a concertina. Ogni libro contiene rispettivamente 8 e 9 monotipi, che corrispondono ad altrettante piante e a digressioni divertite su di esse. Per informazioni e acquisto, potete scrivere qui. Intanto, eccovi un piccolo assaggio, alla pagina Trifoglio:

Nei prati del mondo è un tripudio di trifoglio. Anzi: trifoglio è quasi sinonimo di prato, come suggeriva lievemente Emily Dickinson aggiungendoci un’ape. E simbolo della pace, serenità e abbandono al sogno al quale la distesa verde e profumata induce e allude. 

Succede quotidianamente di incontrare trifogli, al punto che quasi non ce ne accorgiamo e comunque non ne accordiamo alcun valore. Eppure, è proprio nella banalità di una piantina così comune che si può nascondere l’eccezione, quell’ anomalia che, siamo disposti a crederlo fermamente, esaudirà ogni nostro desiderio. Il ritrovamento di un quadrifoglio è sempre un evento di gioia infantile. E se si dovesse trovare una traduzione perfetta alla pienezza gioiosa della minuta quotidianità espressa dal trifoglio e dal suo bizzarro fratello, allora non c’è nulla che eguagli la sottile e scanzonata filosofia di vita espressa in questa immagine:

“Socchiusi gli occhi, sto/ supino nel trifoglio,/e vedo un quadrifoglio/ che raccoglierò”, Guido Gozzano ne La via del rifugio.





mercoledì 4 novembre 2020

I nuovi 2021

Ecco due nuove proposte di calendario da tavolo per l'anno nuovo. La versione grande (qui sotto) è ideale per la scrivania, una mensola o un guéridon. Ogni pezzo è unico, realizzato a leporello su carta Magnani con copertina in cartone vegetale avorio. Ogni mese propone un diverso monotipo a soggetto vegetale. Il calendario misura: chiuso 17x11x3 cm; completamente aperto 170 cm.





Anche la versione di calendario più piccola (in basso), ogni pezzo è unico ed è realizzato a monotipo su carta Magnani a bordi intonsi. La copertina è in cartone nero ed è chiusa da fili rossi. Ai monotipi a soggetto vegetale si aggiungono piccoli tocchi d'inchiostro rosso. Le dimensioni del calendario chiuso sono di 6x9x3 cm. Prezzi su richiesta qui.






martedì 13 ottobre 2020

Sirene di fiume


Hampstead Heath. Un microcosmo. Salire sulla sua sommità permette di avere uno sguardo lungo ed esterno di Londra, l’immensa ed eterna 
Londinium crogiuolo di umana varietà, di stratificazioni successive, di continuo mutamento. Uno dei miei albi illustrati (La louve et l'anglais, nei dettagli in basso) finisce così: i personaggi principali della storia (uno reale e l’altro fittizio) si rincontrano sulla collina e in questo punto la storia si dissolve, come al cinema, in una panoramica che si allarga sul paesaggio e la città lontana.

Ma se si danno le spalle alla metropoli, se la si lascia là in basso a sfumare, i passi includono un respiro diverso e ci si crederebbe in una bolla che, quasi fuori dal tempo, ne include molti. Ci sono il bosco, ed in mezzo la nobile Kenwood House, misurata e tersa scatola delle meraviglie di Robert Adam. Più in basso, ancora bosco e la ricca borghese Fenton House nella piccola cittadina; il cimitero di St. John e la sua noncuranza romantica; i cimeli di Keats tra le sue dolcissime more. E i pond.



A Hampstead nuotare nei pond ha una lunga tradizione. Esiste persino un’istituzione, la Hampstead Heaths Ladies’ pond, fondata nel 1925 e tutt’ora attiva. Rito di passaggio per molte donne, il nuoto nel laghetto viene definito una pratica di libertà, addirittura una terapia per alcune. Ci si imbatte nelle bagnanti d’estate e d’inverno, mentre si tuffano e nuotano tra anatre, libellule, alghe. Un interessante racconto per immagini della fotografa Ruth Corney, Kenwood Ladies’ Pond, raccoglie vent’anni di atmosfera bucolica e sospesa del laghetto di Hampstead. 



Tutte le immagini subito sopra sono tratte dal lavoro di Ruth Corney


Nuotare in questi luoghi è un’esperienza che va ben oltre la pratica sportiva in generale e la collina sopra Londra in particolare. Oliver Sacks in Tipi acquaticiracconta della sua passione per il nuoto e soprattutto di nuotare nudo nel fiume Cherwell, a Oxford, “tra i fantasmi di Swiburne e Clough” (Arthur e non Brian...). Tra un pullulare di immagini, quindi, oltre che reali anche letterarie e immaginarie.

 

Perché chiunque sia nato in terra verde di fiumi, di stagni, di pozze, riconosce un richiamo irresistibile, un fascino primitivo e panico, mai solitario, nell’immersione in quelle acque -e l'esperienza di nuotare nel fiume o nello stagno non è naturalmente una prerogativa inglese. Ambienti circoscritti, cintati e seminascosti dalla vegetazione, verdi e pullulanti di vita, di immagini riflesse, in chiaroscuro e mutevoli, sono all’opposto della distesa marina, vasta e dall’orizzonte spianato. Nuotare nei fiumi, in stagni e laghetti ha a che fare col fascino dell’Arcadia, col mito e la leggenda di personaggi misteriosi e sfuggenti. Incontri in acque fredde e smeraldine che non sempre possono essere prese per sogni.



Tutte le immagini del post, tranne quelle con dicitura diversa, sono foto, disegni e schizzi miei. In particolare, l'ultima immagine è tratta da Venti pezzi facili, una mostra e una pubblicazione che potete parzialmente sfogliare qui (e richiedere qui).

venerdì 2 ottobre 2020

Di un Museo di Storia Naturale che un giorno nascerà

La vita è ricca di viaggi e avventure impreviste. Spesso si salpa, ma non si sa quando e se la nave arriverà in porto, o come ci arriverà...

L'anno si apriva con la partenza di un ricco progetto nelle scuole alla biblioteca di Corbetta (Mi): Piccolo Museo di Storia Naturale, una serie di laboratori nati dall'appassionata lettura delle coraggiose e entusiasmanti imprese dei primi esploratori naturalisti del XIX secolo. Quegli uomini che hanno fatto non solo la storia delle scienze naturali, ma hanno concepito i primi musei, frutto della convinzione che tanta meraviglia potesse (e dovesse) essere condivisa tra la gente. Non più prerogativa di dotti, studiosi e accademie, le collezioni raccolte da questi pionieri delle moderne scienze, hanno costituito i primi luoghi del sapere concesso a tutti.

Il progetto prevedeva incontri settimanali con le scuole primarie e, costruito alternando momenti di lettura e racconto a momenti di attività manuali, sarebbe sfociato nella costituzione di un vero e proprio Museo di Storia Naturale effimero, museo di un giorno che esponesse le "scoperte" di tutti i partecipanti. 

Ciascun bambino immaginava di partire per un viaggio d'esplorazione, durante il quale scopriva una strana creatura, un animale mai visto né classificato prima. La strana creatura scaturiva dall'immaginazione e dalle mani dei bambini, manipolando e assemblando con l'argilla materiali naturali come bacche, foglie, bastoncini e semi. Lo scopritore dava poi un nome alla propria creatura e ne tracciava un identikit: schizzi, annotazioni sulle caratteristiche fisiche e le abitudini, l'habitat e le curiosità, andavano a costituire uno speciale taccuino che accompagnava il ritrovamento.

Sono state decine e decine gli animali scoperti nei fantastici viaggi che abbiamo compiuto insieme a gennaio e febbraio di quest'anno. Ne avremmo scoperti tanti e tanti altri. Sfortunatamente la nostra stagione di avventure è stata interrotta anzitempo, a causa di un'altra strana creatura, ma invisibile e terribilmente subdola: il virus Covid-19. Questo essere non atteso e tantomeno benvenuto, non ci ha permesso di completare il progetto.

Il nostro Piccolo Museo di Storia Naturale sarebbe stato di sicuro il più straordinario museo di Storia Naturale del mondo. Possiamo consolarci un po' con le immagini che raccolgono e testimoniano i nostri exploit come scienziati in erba e il nostro grande divertimento. Rimane un piccola raccolta di alcuni degli animali scoperti nei nostri viaggi immaginari. E la speranza che prima o poi nasca davvero un museo simile, un museo dell'immaginario e del gioco, completamente surreale e gioioso, di tutti e per tutti.



Per le foto d'inizio post, da sinistra a destra: Mappa del Sud America inserita poi ne Le voyage pittoresque dans les deux Amériques di Alcide d'Orbigny, Tenré éditeur, Paris, 1836; stampa ottocentesca che ritrae il Beagle (Getty images) e un dettaglio dei carnet di Alexandre von Humbold conservati alla Staatsbibliotek di Berlino. Il secondo gruppo di foto ritrae la mia personale raccolta di "bestioline". Tutte le altre foto sono state scattate da me durante i laboratori.

giovedì 17 settembre 2020

I libri d'artista di Anselm Kiefer, l'angelo alchimista



Doppia pagina di Ausbrennen des Landkreises Buchen del 1974

Anselm Kiefer è tra gli artisti contemporanei che hanno spesso scelto il medium del libro come mezzo privilegiato d'espressione. Il libro sembra anzi convenire perfettamente e particolarmente ai suoi intenti. Per l'artista, il mezzo del libro è forse quello più in grado di trasmettere il senso del racconto e della Storia come testimonianza collettiva calata nella triplice dimensione temporale di un passato, un presente e un futuro. Fin dal 1969 Kiefer esplora il mondo, proibito e non-dicibile per un artista tedesco, della storia recente: la memoria sommersa della catastrofe nazionalsocialista. 

Il rapporto stretto tra libro e Storia, la dimensione rituale della lettura, l’importanza dell’oggetto-libro come veicolo e testimonianza, sono ben espressi dall’artista nella lectio magistrali pronunciata nel novembre del 2014 durante il conferimento della laurea honoris causa in Filosofia all’Università di Torino. Eccone uno stralcio:

 

«La storia ha sempre fatto parte del mio lavoro artistico. Dietro sollecitazione di Roland Barthes, ho ad esempio letto Jules Michelet, che è diventato uno dei miei scrittori preferiti. Il libro mi accompagna dalla più tenera infanzia. Ha un’importanza capitale, tanto nella mia vita quanto nella mia pratica artistica. Ritengo che rappresenti il 60% della mia opera. D’altra parte, tengo un diario nel quale annoto giorno per giorno bozze d’idee da sviluppare, schizzi, citazioni da poesie, epifanie del quotidiano… progetti, o ancora il piano delle camere d’hotel nei quali soggiorno…
Il libro è per me un rituale, struttura il tempo e fa appello ad altri poteri rispetto a quelli della cultura. Al mattino, prima di iniziare a lavorare, spesso percorro la mia biblioteca. È lunga sessanta metri, e ciò mi permette di camminare come al Vaticano. Spesso trovo il libro di cui ho bisogno, qualche che sia il soggetto. È molto curioso, come si trova ciò che vi si cerca. Sono convinto che abbiamo un accesso ai nostri libri che non passa per l’intelletto, che transita altrove rispetto al cervello.
Quando, lavorando a un quadro, mi capita di non sapere più a che punto sono, o, per dirla altrimenti, quando sono in panne, mi siedo alla macchina per scrivere e scrivo “qualcosa”. Questo “qualcosa”, questa cosa tratta dell’essenza, della monade di Leibniz. Quando sono di fronte alla tela bianca, il che è al tempo stesso stimolante e costernante, allora un vecchio problema filosofico mi ossessiona: perché c’è qualcosa e perché non il nulla?».

 



Sequenza qui sopra: Merkawa, libro del 1996


Kiefer attraversa il rimosso della cultura tedesca, i mostri notturni della civiltà contemporanea che ha generato l’Olocausto e affronta questo viaggio con il compito di fare da guida. L’artista per Kiefer è colui che trascende attraverso il personale e il soggettivo per calarsi completamente nel collettivo e il sociale bene comune. In questo senso l’artista è alchimista e angelo. E cioè colui che opera una trasmutazione della materia dalla terra al cielo, con un dialogo a dire il vero incessante nella sua intera opera, che abbraccia entrambi gli estremi piuttosto che metterli in contrasto giudicante. Ciò avviene poiché l’Arte, secondo Kiefer, per essere veritiera ed efficace deve contenere e accettare contrasti e dicotomie, proprio come la vita. Il processo artistico trae anzi energia e forza da questo perenne dialogo.  

 





Sopra: Märkischer Sand IV del 1977


Con Besetzungen del 1969, Kiefer inizia ad affrontare l'argomento scomodo e disgraziato del recente passato nazionalsocialista, con la convinzione che l’arte abbia il potere e il compito di tenere testa a tutte le tragedie e tutti i drammi della storia dell’umanità. 

 

L’iconografia nazionalsocialista viene deliberatamente omessa. Quello che Kiefer intende rappresentare è lo spaesamento seguito alla rimozione delle radici di un’identità comune vergognosa. Priva di intenzioni salvifiche né di opportunità di redenzione, l'arte registra solo la presa di coscienza, perché non ci sia negazione delle radici (e quindi del passato) benché questo includa il Bene e il Male.


 




Sopra: Ausbrennen des Landkreises Buchen del 1974



L’artista/angelo si fa mediatore, veggente, messaggero, guida ed elemento di congiunzione tra elementi avversi. È il processo artistico in sé stesso che opera il contatto tra opposti poiché è fatto di lavoro intellettuale e lavoro manuale. I libri d’artista di Kiefer, sempre libri unici e senza tiratura, registrano e testimoniano eventi, a volte ripercorrono nella scelta dei materiali il tentativo alchemico fallito di librarsi dal basso all’alto. Ecco allora i bitumi, le terre, le tracce di immagini bruciate o semi-cancellate, i frammenti e le corrosioni, la traccia di quella trasmutazione alchemica dal terreno al celeste che è fallita.



Qui sopra: Ausbrennen des Landkreises Buchen IV del 1974


Il linguaggio di Kiefer è scrittura, densa, malinconica, spesso funerea, sempre con la consapevolezza di essere un testimone, un elemento isolato, solo, al di sopra delle parti. Lo sguardo è intimo ed interiore, privo di limiti e costrizioni. Esso può librarsi e accedere a dimensioni che trascendono la realtà pur fondandosi su di essa. Sono Rilke e Heidegger i suoi riferimenti, soprattutto la tensione verso un “rapporto puro” al di fuori di sé, sia al di fuori delle cose che dalla loro rappresentazione. E la riflessione che l’artista rappresenti “la più alta forza dell’Esserci”.

 

Puramente alchemici sono gli ultimi libri d’artista in lamina di piombo, il cui significato non ha più bisogno di parole ed immagini: forma e materia sono di per se stessi significanti, creano rimandi e connessioni che trasportano ad una dimensione superiore. Il piombo, infatti, è il simbolo della trasmutazione degli elementi, il più basso in ordine di grado, il primo stadio nel procedimento alchemico per ottenere l’oro ed innalzarsi così agli stadi spirituali superiori.



Kiefer stesso parla di “dissimulazione totale” e di “paradossi perfetti” perchè sono libri impossibili da leggere, da sfogliare, troppo pesanti da maneggiare, fatti di una materia opaca e senza parole.

 

Oramai libri-non libri.



Under des Linden del 2013, in piombo elettrolitico, presentato alla mostra Libri tra i libri a Pistoia nel 2017.
Anche l'immagine più in alto è tratta dalla stessa esposizione.


Fonti:

La lectio magistrali di Kiefer si può leggere per intero negli archivi di Artribune del 4 dicembre 2014 nella traduzione di Marco Enrico Giacomelli.

Mi sono stati guide preziose nella stesura del post soprattutto i due saggi illuminanti di Germano Celant e Massimo Cacciari, che accompagnano il catalogo alla bella mostra di Museo Correr a Venezia del 1997. Tutte le immagini dell’articolo sono tratte da quel libro, salvo le due immagini sui libri di piombo più recenti, trovate nel web.

Altro catalogo al quale mi sono riferita è quello della mostra di Parigi dell’ottobre 2015: A. Kiefer, L’alchimie du livre.

Per finire l'articolo della Tate londinese sul progetto Besetzungen (che ha dato l'avvio alla riflessione storica del recente passato tedesco) mi ha chiarito più di un punto sulla genesi dei libri d'artista di Kiefer.