mercoledì 3 novembre 2021

Calendari 2022

I nuovi calendari 2022 da tavolo sono pronti. L'anno è dedicato al tema marino. Realizzati in monotipia su carta Graphia Magnani e copertina in cartone vegetale non sbiancato, sono tutti pezzi unici, diversi tra loro. Per informazioni su prezzi e spedizione, scrivete qui



sabato 23 ottobre 2021

Omaggio all' autunno

 

L'autunno avanza e con lui il cambiamento dei colori, della luce e del ritmo delle giornate. Il piacere di ripararsi al chiuso, con i suoi piccoli grandi piaceri (come il tè e la lettura), predispongono alla contemplazione e all'immaginario. Ho cercato qui di riassumere il mio attaccamento alla stagione. Per me la più bella.




lunedì 27 settembre 2021

Max Ernst- Una settimana di bontà

L'opera grafica di Max Ernst è ricchissima. Essa comprende tutte le tecniche di stampa ed incisione calcografica tradizionali e sperimentali, applicate spesso al medium del libro. 

Per riunire ed analizzare tutta la produzione di libri d'artista di Max Ernst ci vorrebbe un immane lavoro, soprattutto se alla tradizionale tiratura limitata si aggiungono i multipli fotografici o gli esemplari unici che utilizzano monotipo, fotogramma, frottage o collage, da soli o mescolati. Se si considerano i suoi libri d'artista nel complesso, quello che impressiona è la grande libertà di linguaggio, l'utilizzo delle più svariate tecniche e la duttilità con la quale esse vengono impiegate. Le connessioni multiple che si possono creare tra parola e immagine, tra segno tipografico e segno grafico, e tra queste e lo spazio visivo della pagina, fanno del libro un luogo favorevole alla sperimentazione surrealista. Il libro si svolge inoltre in uno spazio-tempo (quello della sequenza delle pagine e del loro sfogliarle) che introduce un altro elemento di ricerca, quello temporale, con nuove possibilità di linguaggio. 


Incisione di Max Ernst per Une semaine de bonté

Max Ernst era profondamente legato all'oggetto-libro. Grande lettore, si muoveva con disinvoltura dal francese all'inglese al tedesco. Nei suoi libri compaiono le tre lingue indistintamente, spesso alternate, a volte mescolate tra loro. Le sue letture erano vastissime e comprendevano la filosofia classica o contemporanea, la psicologia, l'etnologia, le scienze e la letteratura (in particolare Novalis, E.T.A. Hoffmann, Lewis Carroll, Alfred Jarry, Kafka e Beckett).

Attraverso i suoi libri d'artista, Max Ernst esplora tutte le tecniche incisorie tradizionali, con curiosità e libertà, spesso con spregiudicatezza. A queste affianca con peculiare energia tecniche sperimentali spiccatamente personali. Di tutte le tecniche, il collage è senza dubbio la sua tecnica privilegiata. Unicità e innovazione sono le due grandi qualità del collage. A Ernst piace soprattutto perché riesce a tradurre a meraviglia il senso del gioco e dell'inaspettato, che sono il motivo centrale di tutta la sua opera. Le immagini vengono scomposte e poi ricostituite secondo un nuovo ordine, privo di regole logiche o di regole già viste e conosciute. Nascono quindi forme e situazioni del tutto inattesi; l'esplosione di significati improvvisi e sorprendenti è garantita.

Tutte le potenzialità del collage vengono utilizzate ne Une semaine de bonté, considerato uno dei suoi più noti romanzi grafici (nonché l'ultimo), i cosiddetti "Novels in pictures", di cui fanno parte anche La femme 100 têtes e Rêve d'une petit fille qui voulut entrer au Carmel. I tre romanzi per immagini costituiscono l'emblema della letteratura surrealista poiché rifiutano la convezione secondo la quale il narratore è onnisciente. Già Louis Aragon (con Le paysan de Paris) e André Breton (con Nadja) avevano iniziato a scardinare le categorie di senso del vecchio repertorio iconografico, portando il dettaglio trascurabile, il frammento insignificante, dai margini alla centralità del racconto visivo, provocando nuovi imprevisti significati.


Il libro è suddiviso in cinque
cahier in-quarto, dalle copertine a colori vivi associate a un giorno della settimana e a un elemento. Essi comprendono 173 collage e 9 disegni. Solo i primi cinque quaderni vengono realizzati. Troviamo così la Domenica associata al Fango e al colore Viola; Lunedì- Acqua- Verde; Martedì -Fuoco- Rosso; Mercoledì Sangue- Blu; Giovedì-Buio- Nero. Nelle intenzioni il Venerdì sarebbe stato associato alla Vista e il Sabato all'Ignoto. Riuniti nel cofanetto Cinq semaines de bonté, i cinque quaderni sono stati editati per la prima volta a Parigi da Jeanne Boucher nel 1934.

In Une semaine de bonté, Max Ernst amplifica lo spaesamento del lettore inserendo brevi testi, piccole frasi o poche parole ad accompagnare le immagini. Si diverte a sceglierli come mortai pronti ad esplodere, per far nascere nello spettatore tensione e sgomento. Rifiuto dell'armonia secondo i vecchi canoni, trasgressione delle convenzioni, spinta verso le immense potenzialità significanti del caso: questi ingredienti procurano a chi guarda un'esperienza nuova, che riunisce e mescola con spregiudicato compiacimento eccitazione e irritazione, attrazione e fastidio.




Immagini dal cahier verde associato all'acqua

Scardinati logica e senso tradizionali, la parola e l'immagine appaiono isolate come entità enigmatiche a se stanti, come due linee parallele che non si incontrano. Non c'è dialogo né contatto tra loro, non c'è la possibilità che l'una possa spiegare l'altra e viceversa. Questo legame interrotto, spezzato, non è riparabile e il risultato è una duplice e contraddittoria sensazione di smarrimento e di ampliamento della coscienza. Se da un lato i due mondi sono criptici e sfuggono alla nostra comprensione poiché non ci viene volutamente data la loro chiave di lettura, dall'altro proprio questa mancanza di spiegazione e di racconto, crea nuovi significati, dilata le possibilità, non più imbrigliate nelle vecchie categorie di senso.


Immagini dal primo quaderno, associato al Viola e al Fango

Anche qui, come in tutta l'opera di Ernst, c'è un'erotizzazione dell'immagine fortissima. La stessa, secondo l'artista, che permea e muove l'intero processo creativo dell'arte e fonda la sua estetica. Le immagini sono pregne di turbamento; Attrazione-Repulsione-Estasi ne sono i tre fondamenti. Alla prima personale di Max Ernst (a Parigi, nel 1921), André Breton aveva definito il suo lavoro come una scossa elettrica, un "flash ad alta tensione". A scatenarlo è l'accostamento inconsueto e disinibito di elementi mai visti in rapporto reciproco, quella medesima "shocking collision of images" che in campo letterario e poetico ricercano Louis Aragon, Paul Eluard e lo stesso Breton.




Immagini dal quarto quaderno, L'Oedipe, associato al sangue

Il procedimento utilizzato ne Une semaine de bonté e negli altri romanzi grafici verrà riproposto da Max Ernst in molti altri libri, realizzati su testi di altri surrealisti. La rottura con la tradizione è ormai avvenuta, la strada è stata imboccata, e ci si può ormai lasciar andare ad ogni sorta di nuova sperimentazione e invenzione sorprendente. Ma quel è il motore, il fine? Certo l'esaltante, nuova libertà dell'atto creativo. Eppure, insieme a questo, c'è anche, fortissima, la nuova implicazione che viene chiesta allo spettatore. Provocati e ricercati con lucida strategia, Max Ernst vuole la nostra sorpresa e il nostro sgomento, vuole  darci l'Attrazione-Repulsione, e poi l'Estasi.


Dal secondo cahier, l'Acqua


mercoledì 1 settembre 2021

Neuf mois en lagune// Nove mesi in laguna

Après neuf mois de travail robuste et passionné, une vraie immersion dans ma Venise adorée et sa lagune, je viens de rendre les originaux de mon prochain album. Sur un texte lumineux et amusant de Didier Lévy, avec qui j'ai partagé bien d'aventures littéraires jusqu'à là, le livre paraîtra aux Editions Sarbacane pendant l'hiver. Ici quelques petits détails du travail fraîchement accompli. Il ne me reste qu'à attendre patiemment avec vous sa sortie en librairie...

Dopo nove mesi di lavoro alacre e appassionato, una vera e propria immersione nella mia adorata Venezia e la sua laguna, ho appena consegnato gli originali del mio prossimo albo illustrato. Su un testo luminoso e divertente di Didier Lévy, col quale ho condiviso fin qui tante avventure letterarie, il libro uscirà nel corso dell'inverno per i tipi di Sarbacane. Qui qualche dettaglio del lavoro appena compiuto. Non mi resta che aspettare pazientemente con voi la sua uscita in libreria...



martedì 3 agosto 2021

Viaggio verso il Bosco dei Giganti

Il mio viaggio verso il Bosco dei Giganti, attraverso le pagine del mio carnet, è sul mio profilo Instagram. Ci vediamo lì!


lunedì 19 luglio 2021

Les Pestouilles à la télé

 


Hier matin les Pestouilles passaient à la télé dans l'émission Yétili sur France 5 et Okoo Francetv. Pour regarder l'épisode en streaming, c'est par là.

martedì 13 luglio 2021

Tétraslire n.64


Le numéro d'été de Tétraslire vient de sortir. Le thème est Logique et je viens d'illustrer quelques nouvelles de T. Combe (alias Adèle Huguenin).


La revue est très belle et les filles et les garçons qui veulent mettre à l'épreuve leurs capacités d'enquêteurs peuvent la commander ici.
Et pour ce qui veulent voir derrière les coulisses de cette commande, peuvent regarder ici. Bonne lecture!

martedì 6 luglio 2021

Alberi

Alberi. Creature, simboli, personaggi, architetture viventi. Ettore Sottsass diceva che "Quando non sai cosa fare, mettici un albero". Un suggerimento che mi ha sempre divertito, soprattutto per la naturalezza birichina che può scaturire da un grande personaggio dal quale ci si aspetta una frase capitale, una formula magica, un nuovo dogma.

Ho inaugurato la mia stagione di alberi con L'arbre lecteur, un albero dotato di caratteristiche eccezionali, come foglie prensili, capacità di leggere (una vera passione per Jules Verne) e attitudine alla socialità. 


Da allora gli alberi hanno accompagnato i miei progetti e molti di questi sono diventati albi illustrati. Dall'albero magico de L'arbre lecteur a quelli lussureggianti ed esotici racchiusi nel Colosseo de La louve et l'anglais, ogni mio libro si può dire abitato da alberi. 





Ne La louve et l'anglais i passaggi significativi si fanno tra o sotto gli alberi. In special modo l'incontro del personaggio principale, Richard Deakin, con la lupa e le sue successive apparizioni. Che siano i pini marittimi maestosi o il sicomoro avviluppato e gigantesco di Parco di Villa Borghese o gli svettanti cipressi del Cimitero Acattolico, sono spesso gli alberi a inquadrare la scena, cingerla, abitarla.


Adam, il gigante gentile de L'Histoire extraordinaire d'Adam R., in quanto a lui, è a cavalcioni tra i rami intento nella lettura dei suoi amati libri, circondato da bambini e dai personaggi delle sue storie preferite. Chi non ha mai scalato un albero per cercare rifugio tra le sue fronde o chi, non potendolo fare, non l'ha mai sognato? Albero-casa, familiare e selvaggio, nascondiglio mai silenzioso, posto di evasione. Non si hanno i piedi per terra, sopra un albero. Letteralmente. E come i personaggi di certi meravigliosi racconti, nemmeno simbolicamente. Vorremmo tutti talvolta dissidere come Cosimo de Il barone rampante di Italo Calvino, non mangiare le lumache e arrampicarci per sempre tra gli alberi. O rifugiarci in un posto nostro dove c'è tutto ciò che ci piace, come Bianca ed Aglaia, le protagoniste de La casa sull'albero di Bianca Pitzorno.



In Franz, Dora, la petite fille et sa poupée sono gli alberi del Parco Stieglitz, a Belino, i testimoni silenziosi dello scambio di lettere tra Kafka e la bambina che ha perduto la sua bambola. Gli unici che potrebbero ancora dirci se è accaduto davvero. 

Ne La grande aventure du Petit Tout, il bambino spaesato e "spezzato a metà" dalla separazione dei genitori, uscirà simbolicamente dall'intricata selva dei suoi non risolti per giocare tra gli alberi con il fratellastro, finalmente accettato e amato. 


Agli alberi ho affidato spesso l'eco del testo, per amplificarne il tono, la visione, il carattere. Quello che i tra le righe, i non esplicitati, i non per forza raccontati a parole hanno di pregnanza in una storia. Così ne Le gâteau de paix gli alberi scarni e spinosi assomigliano ai bambini inselvatichiti. Quelli che costeggiano i campi, oramai sterili campi di battaglia, diventano una teoria di legni aspri e secchi, protesi verso un cielo plumbeo e invernale.

Ed è in un boschetto che sparisce Jules, personaggio de Te fais pas remarquer, ragazzino cui da sempre hanno chiesto di conformarsi, di essere come tutti gli altri. Lezione imparata così bene, che Jules è diventato trasparente, si è confuso col paesaggio ed è sparito agli occhi di tutti.

Ma questa è solo la punta dell'iceberg: i miei taccuini pullulano di alberi. Ritratti nella grafica dei rami spogli o nella ricchezza di fronde lussureggianti, sono il mio costante esercizio di bonheur.