lunedì 29 settembre 2014

Kaplan



Ricerca estetica e fedeltà storica si applicano normalmente al vedere, alle arti visive nello specifico. Ma cosa ne è degli altri sensi, e delle arti invisibili ad essi legate? La musica, per esempio. Come l'occhio rileva le sfumature dei toni, le sovrapposizioni di esperienze, di interventi successivi o gli incidenti del tempo (quella patina che rende così parlanti e palpitanti i manufatti e che il restauro non dovrebbe mai completamente cancellare) così può essere ed è dell'orecchio. Senso etereo e sensibile per eccellenza, effimero e fugace, l'udito è ai nostri giorni esperienza appiattita e banalizzata. Dalla scomparsa di un volume e di un uso civile ed intimo; da una tecnologia che chiama la freddezza purezza...

Ma ci sono ricerche che vanno in senso inverso, profonde o divertite, di gusto archeologico o aneddottico, commoventi o ironiche, che punteggiano tutte di piccole folgoranti "apparizioni" sonore il tempo presente: archivi dove una voce resuscita come per incanto da un oltretomba musicale; esperienze rigorose sul recupero di strumenti d'epoca nel tentativo di catturare l'impalpabile esattezza di una performance passata; desideri di recuperare un ascolto differente e volutamente imperfetto ma più autentico e sensibile. Modi di legare il suono al tempo e sfuggirgli. Però anche incontro, valore della memoria e fascino dell'imperfetto.

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Ci siamo imbattuti più o meno casualmente in un' esperienza divertita e accurata, dove l'estetica magica dell'ascolto d'altri tempi si mescola con passione e ironia al puro piacere del divertimento: Yeronimus Kaplan e i suoi vinili monofonici e gommalacche a 78 giri, fatti suonare da giradischi d'epoca. Avventura di un ascolto ormai dimenticato e superato, pre stereofonico. Swing, Ragtime, Blues, Hot Jazz, incursioni in esotismi anni 50, tutto un repertorio storico mescolato e riproposto in originale Bassa Fedeltà.


Anche i luoghi scelti per le performance (o, tecnicamente, i dj set) non sono casuali, ma partecipano spesso per "affinità elettiva" all'atmosfera di un ascolto rétro. Tanto per fare un esempio, l'ultima serata Kaplan inaugurava la nuova Mediateca del Cinemazero di Pordenone, città dalla vocazione cinefila e musicale legata agli esordi del cinema (grazie alle Giornate del Cinema Muto, che come sappiamo muto non era...).

L'aggiunta felice è quindi, paradossalmente, una sottrazione: la mancanza di restauro, d'intervento per il recupero di una presunta purezza del suono. In questo caso si tratta invece di rispetto per il vissuto, di usura del tempo come valore, quella stessa che rende tanto vibrante e commovente una voce ed unico l'ascolto di un brano. Anche perché, come dice Kaplan: "Ci piace immaginare tutte le migliaia di volte in cui una puntina si è posata sulla gommalacca per far divertire, ballare, sognare, innamorare forse, centinaia di persone". Apparizione struggente ma lieve, che appassiona ed infiamma ma ecco: è già volata via. Esattamente come la vita.


Tutte le foto e il video del post sono di Belinda de Vito